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Karzai: sì a sfide proposte da occidente

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 novembre 2009 - 19:06
(Keystone-ATS)

KABUL - Con una cerimonia sobria nel suo blindatissimo palazzo a Kabul, il presidente afghano Hamid Karzai ha giurato per un secondo mandato e si è messo oggi dietro le spalle mesi di polemiche legate alla sua discussa vittoria elettorale per abbandono dell'avversario.
Nello stesso tempo Karzai ha mostrato di aver recepito, almeno nelle intenzioni, rilievi e critiche manifestati dalla comunità internazionale per il sostanziale fallimento della sua precedente gestione.
Di fronte ad un uditorio composto da 300 personalità, fra cui i membri di 42 delegazioni straniere - nelle prime file i capi delle diplomazie di Usa, Italia, Francia e Germania, nonché il presidente pachistano Asif Ali Zardari - Karzai ha pronunciato un discorso di appena 20 minuti in cui ha ammesso la necessità "di fare tesoro degli errori del passato".
Questi ultimi spiegano perché, nonostante gli otto anni trascorsi dall'arrivo del contingente militare multinazionale forte di oltre 100.000 uomini, la cerimonia odierna sia avvenuta in totale emergenza sicurezza, con la paralisi della circolazione a Kabul, e con posti di blocco e di controllo di polizia e militari afghani e stranieri in praticamente tutti i crocevia cittadini.
La cosiddetta 'zona verde' dove si trovano le ambasciate, i principali edifici governativi e il palazzo presidenziale, è stata totalmente isolata nel timore di operazioni dimostrative dei talebani, che però, nella capitale, non ci sono state. Due attacchi degli estremisti islamici sono stati segnalati invece nelle province meridionali di Zabul, dove un kamikaze ha causato la morte di due militari Usa, e di Oruzgan. Qui un altro attentatore suicida che voleva colpire un convoglio dell'esercito afghano, ha falciato la vita di almeno dieci incolpevoli civili.
Conscio di questo quadro preoccupante, Karzai ha presentato un programma di governo per il prossimo quinquennio fitto di impegni, e basato sul principio che "é un fatto riconosciuto che la sicurezza e la pace in Afghanistan non possono essere ottenute con la violenza e i combattimenti". Da questo deriva, ha aggiunto, che "una politica di riconciliazione nazionale" é stata posta fra le priorità del futuro governo.
Sei i temi delineati da Karzai - pace e riconciliazione, sicurezza, buon governo e lotta alla corruzione, sviluppo economico, cooperazione regionale e politica estera - che gli permetteranno, ha assicurato, di percorrere un cammino di transizione verso la sovranità piena dell'Afghanistan.
Questi segnali di buona volontà, particolarmente forti quando si è trattato di ammettere che il fenomeno della corruzione in Afghanistan ha raggiunto livelli impressionanti, hanno provocato a caldo reazioni positive negli ambienti diplomatici internazionali.
Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha manifestato "soddisfazione" e assicurato la piena disponibilità italiana a collaborare per la repressione dell'illegalità. Da parte sua il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha parlato di "un nuovo inizio" e si è detta "incoraggiata" dalle affermazioni di Karzai sulla lotta alla corruzione e sulla possibilità di mettere in condizione entro cinque anni le forze afghane di assicurare la sicurezza del paese.
Tutto dipenderà, sostengono gli analisti, dalla capacità del capo dello Stato di ampliare il proprio consenso politico, aprendo magari il governo a quei settori che al momento collaborano con i talebani e che Karzai ha chiamato "compatrioti insoddisfatti che non sono direttamente legati al terrorismo". Prima categoricamente respinta, questa ipotesi è ora accettata da vari paesi membri della coalizione.
Altro elemento infine che potrebbe accelerare la distensione e permettere un progressivo disimpegno occidentale è lo sviluppo di una cooperazione regionale, che Karzai vede con il Pakistan soprattutto, ma anche con India, Iran e con vari paesi arabi e islamici.

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