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Kashmir, attacco a soldati India, bruciati vivi nel sonno

(Keystone-ATS) L’India intera è sotto shock per il clamoroso attacco oggi prima dell’alba di un commando di militanti armati provenienti dal Pakistan ad una caserma dell’esercito indiano ad Uri, nello Stato di Jammu & Kashmir: 17 soldati morti, 14 dei quali bruciati vivi nel sonno.

Il primo ministro Narendra Modi ha parlato di un “attacco terroristico codardo e spregevole” che “verrà vendicato”, mentre il ministro dell’Interno, che ha cancellato un viaggio in Russia e Stati Uniti, ha denunciato la responsabilità dietro questa azione “del Pakistan, che è uno Stato terrorista e che come tale dovrebbe essere identificato e condannato”.

Dai primi elementi delle indagini risulta che il commando, forse appartenente al movimento Jaish-e-Mohammed basato in Pakistan, è entrato in azione prima dell’alba dopo essersi infiltrato attraverso la Linea di controllo (LoC) che funge da confine ufficioso indo-pachistano nel Kashmir.

L’incidente, sottolineano i media indiani, ha ulteriormente drammatizzato la già difficile situazione del Kashmir dove dall’8 luglio sono in corso disordini, manifestazioni e scontri seguiti all’uccisione di un giovane comandante separatista del movimento Hizbul Mujaheddi, che hanno causato oltre 80 morti e 15.000 feriti.

Fonti militari hanno sottolineato che in questi giorni la base militare di Uri era sovraffollata perché stava avvenendo una rotazione di organico, e che quindi molti soldati sul punto di partire erano stati sistemati in tende da campo.

Ed è proprio verso questa zona che si sono diretti i guerriglieri lanciando, secondo fonti indiane, una ventina di ordigni incendiari in tre ore causando la morte fra le fiamme di almeno 13-14 dei soldati deceduti. Altri 13 militari, si è inoltre appreso, hanno riportato gravi ferite.

Recatosi in Kashmir insieme al ministro della Difesa Manohar Parrikar, il comandante dell’esercito, generale Ranbir Singh, ha assicurato che “la nostra Arma è preparata a rispondere a qualsiasi progetto demoniaco dell’avversario e darà una risposta appropriata”.

Singh ha infine detto di avere parlato con la sua controparte pachistana riguardo all’incidente perché “praticamente tutte le armi recuperate dopo l’uccisione dei quattro terroristi avevano il marchio pachistano”.

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