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Kosovo: voto locale fra violenze e intimidazioni

(Keystone-ATS) Violenze, intimidazioni e irregolarità, in un generale clima di tensione, hanno caratterizzato le elezioni municipali di oggi nel nord del Kosovo, per la forte ostilità degli estremisti e ultranazionalisti serbi a ogni forma di dialogo e normalizzazione dei rapporti con Pristina. Il coinvolgimento del nord a maggioranza serba è fondamentale per il successo dell’accordo dello scorso aprile fra Belgrado e Pristina con la mediazione della Ue, che prevede la creazione di nuove comunità autonome serbe in Kosovo, ma il primo test importante sul terreno sembra essere fallito, confermando la forte contrapposizione interetnica al nord fra serbi e albanesi.

Per tutto il giorno – si è votato dalle 7 alle 19 – gruppi di estremisti favorevoli al boicottaggio del voto, considerato una capitolazione dello stato serbo e una sottomissione alla sovranità di Pristina, hanno ostacolato al nord l’afflusso ai seggi, minacciando gli elettori con intimidazioni e frasi ingiuriose (‘traditori’, ‘sporchi albanesi’).

Gli episodi più gravi si sono registrati a Kosovska Mitrovica (settore serbo), dove un paio d’ore circa prima della chiusura dei seggi gruppi di estremisti col volto coperto da passamontagna hanno fatto irruzione in almeno tre sedi di seggi elettorali (in una scuola vi erano 16 dei complessivi 33 seggi della città), picchiando i presenti e distruggendo le urne e tutta la documentazione elettorale.

Sono stati sparati anche gas lacrimogeni, non è chiaro se dagli aggressori o dalla polizia prontamente intervenuta. Le operazioni di voto sono state interrotte e il personale Osce che monitorava le elezioni è scappato in tutta fretta, molti di loro con casco e giubbotto antiproiettile.

Episodi analoghi si sono verificati almeno in altre due seggi a Mitrovica e in un seggio a Zvecan, sempre nel nord con popolazione serba.

Il risultato è stato un tasso di affluenza alle urne molto basso al nord – tra il 7% e il 12% rispetto al 40%-50% delle enclavi serbe nel resto del Kosovo, stando agli ultimi dati parziali diffusi prima della chiusura dei seggi.

Il governo di Belgrado ha condannato duramente le violenze degli estremisti serbi, chiedendo alla comunità internazionale l’autorizzazione a intervenire con le proprie forze di polizia per ripristinare l’ordine. Una situazione questa che complica di molto l’attuazione dell’accordo di Bruxelles, il cui punto centrale è la nascita delle nuove comunità autonome serbe (Associazione delle municipalità serbe), destinate a sostituire nel nord del Kosovo le strutture parallele di governo serbe (scuole, sanità, tribunali, amministrazione) appoggiate e finanziate da Belgrado, e considerate illegali da Pristina e da gran parte della comunità internazionale.

Col boicottaggio e con un’ affluenza alle urne estremamente bassa, è molto probabile che a guidare le municipalità serbe del nord saranno invece esponenti di etnia albanese. L’opposto di quanto auspicato con l’accordo di aprile. “Il destino dei serbi del Kosovo dev’essere nelle loro mani e non in quelle del premier kosovaro Hashim Thaci e degli estremisti di destra e dei partiti che spingono i serbi verso la catastrofe”, ha detto nel pomeriggio il premier Ivica Dacic in un ultimo appello a votare numerosi.

Sospettato numero uno fra i partiti serbi che appoggerebbero gli estremisti e i violenti è il Partito democratico della Serbia (Dss) dell’ex premier nazionalista Vojislav Kostunica, schierato per il boicottaggio del voto, che ha però subito respinto le accuse.

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