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L’inchino dell’Europa a Kohl, ‘libertà contro i muri’

Momenti del funerale odierno. KEYSTONE/EPA/CARSTEN KOALL sda-ats

(Keystone-ATS) Un omaggio al passato, con lo sguardo al futuro: i funerali dell’ex cancelliere – una vita politica intrecciata indissolubilmente con i destini dell’Europa unita – non potevano che diventare anche un momento di riflessione su cosa l’Unione europea deve diventare.

Una prima assoluta, una cerimonia funebre tutta europea invece che un funerale di Stato nazionale, per un cittadino onorario d’Europa qual era Kohl.

Il messaggio politico più forte lo ha dato Emmanuel Macron, rilanciando una volta di più sul ruolo del motore franco-tedesco che deve “dare sostanza” agli ideali del progetto europeo. Ma il ricordo più personale è arrivato da Angela Merkel: “Senza di lui non sarei qui”.

Di sgombrare il campo dalle polemiche della vigilia si è incaricato il presidente della Commissione Jean-Claude Junker. “Questa non è una cerimonia non-tedesca – ha detto -, è europea e quindi anche tedesca”. Così, il feretro ricoperto soltanto dalla bandiera blu con le stelle dell’Ue ha trovato posto al centro della plenaria del Parlamento europeo, accompagnato dall’inno tedesco e dall’inno alla gioia di Beethoven, eseguiti dall’orchestra universitaria di Strasburgo.

Arrivati in mattinata dalla sua casa di Ludwigshafen, in Germania, i resti di Kohl hanno ricevuto l’omaggio di leader da tutto il mondo prima di tornare in patria per la cerimonia religiosa a Spira. Dai padroni di casa, i presidenti delle istituzioni europee Antonio Tajani, Donald Tusk e Juncker, al premier israeliano Netanyahu e a quello russo Medvedev.

E poi l’ex presidente americano Bill Clinton, l’ex premier spagnolo Felipe Gonzalez. Per la Svizzera era presente Markus Börlin, ambasciatore e rappresentante permanente della Confederazione presso il Consiglio d’Europa.

Ciascuno degli oratori ha sottolineato un aspetto: “Ha difeso sempre la libertà contro i muri, le cortine di ferro, i totalitarismi – ha detto il presidente dell’Europarlamento Tajani -, il suo esempio ci deve guidare per il futuro”.

Ma nella cerimonia si sono potute leggere in controluce anche alcune delle sfide cui si trova oggi davanti l’Ue. Il rapporto non facile con la Russia, ad esempio, illustrato da quella che è apparsa come una certa freddezza reciproca tra i leader europei e il premier Medvedev.

Arrivato leggermente in ritardo, il politico russo non ha trovato nessuno ad attenderlo all’ingresso protocollare. E all’inizio del suo discorso lui ha salutato per nome soltanto la vedova di Kohl e i familiari. Peraltro, nella sua orazione funebre, ha poi invitato i leader dell’Ue a “continuare a lavorare insieme per superare le frontiere che ancora ci sono”.

Ma ad affiorare dalla superficie dei discorsi sono stati anche i problemi interni all’Unione europea, soprattutto nei confronti del suo blocco Est. Non è sembrato nemmeno un caso agli osservatori, infatti, che nel suo invito a dire “sempre un sonoro sì” all’Unione e al rispetto dei diritti, oltre Parigi e Berlino il presidente del Consiglio europeo Tusk abbia citato solo le capitali di Polonia e Ungheria, con le quali a Bruxelles è in corso un duro confronto.

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