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L'Ucraina commemora la grande fame di epoca Stalin

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 novembre 2014 - 19:04
(Keystone-ATS)

Il grano cresceva rigoglioso nei campi ma la gente moriva di fame a milioni. È così che in Ucraina i sopravvissuti ricordano la gravissima carestia ("Holodomor" in ucraino) degli anni Trenta causata dalla collettivizzazione agricola forzata voluta da Stalin.

Oggi, come ogni quarto sabato di novembre, la repubblica ex sovietica dilaniata dal conflitto nel sud-est commemora le vittime di quel crimine contro l'umanità in cui alla tragedia si aggiunse l'orrore: perché tanti furono i casi di cannibalismo registrati dalle cronache dell'epoca. E a volte furono persino i genitori a uccidere i propri stessi figli per cibarsene e sopravvivere.

Il "Holodomor" - negato fino all'avvento della perestrojka - è considerato da alcuni storici un vero e proprio genocidio contro il popolo ucraino, il cui nazionalismo era in ascesa in quel periodo e in aperto contrasto con il socialismo sovietico. Secondo altri esperti invece, si tratta di una terribile tragedia causata dalla miopia del regime stalinista, ma non di un'azione mirata contro il popolo ucraino. Infatti ad essere colpite dalla terribile carestia furono anche alcune aree della Russia e dell'Asia centrale.

Holodomor significa "sterminio per fame" e la Grande Fame fece strage in interi villaggi, cittadine. E se le stime variano molto - dai due ai dieci milioni di morti si dice - sul fatto che vi siano state milioni di vittime non vi sono dubbi. Per ricordarle, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha deposto una corona di fiori ai piedi di un monumento loro dedicato vicino al monastero di San Michele, nel centro di Kiev. E un'altra manifestazione commemorativa si è svolta non lontano dalle cupole dorate del celebre monastero della Pecerska Lavra, in un parco dove sorge un altro monumento in memoria dei morti della Grande Fame.

All'epoca del "Holodomor" (la carestia più terribile fu quella del 1932-'33, ma ce ne furono altre anche negli anni Venti e Quaranta), i villaggi venivano perquisiti alla ricerca di cereali da attivisti di partito, da agenti di polizia e da migliaia di addetti, anche originari di quegli stessi posti.

La collettivizzazione era iniziata nel 1928 con la violenza, i nemici designati dal regime erano i kulaki, i contadini "benestanti". Nonostante la terra ucraina fosse fertilissima, l'obbligo di cedere i raccolti per rifornire le città ed esportare cereali non lasciò praticamente nulla da mangiare alla popolazione locale: condannando a morte gli abitanti di quello che era considerato il granaio dell'Urss.

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