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La plastica è il nemico numero uno degli oceani

La plastica è il nemico numero uno dell'oceano. Il messaggio arriva 'forte e chiaro' nella Giornata mondiale dedicata alla difesa degli oceani. KEYSTONE/AP Jennifer Lavers sda-ats

(Keystone-ATS) La plastica è il nemico numero uno dell’oceano. Il messaggio arriva ‘forte e chiaro’ nella Giornata mondiale dedicata alla difesa degli oceani che “sono a rischio come mai prima d’ora”, soffocati da buste della spesa, oggetti monouso e microsfere cosmetiche.

Rifiuti di plastica come questi nel mare rischiano di superare i pesci, per peso, entro il 2050, come ha evidenziato il segretario generale dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), Antonio Guterres, durante la Conferenza Mondiale sugli oceani in corso a New York in questi giorni.

Stando alle ultime stime, negli oceani ci sono adesso oltre 150 milioni di tonnellate di plastica, ha detto Guterres, che ha invitato tutti a “invertire la marea”, provando a “risolvere i problemi che l’uomo stesso ha provocato”.

E l’appello ai governanti è arrivato anche dai cittadini: alla Conferenza Onu è stata presentata una petizione firmata da oltre un milione di persone per chiedere la messa al bando della plastica monouso entro i prossimi cinque anni. La petizione, lanciata sulla piattaforma online Avaaz, è stata consegnata all’Unep, il Programma Onu per l’ambiente, a sostegno della campagna ‘#CleanSeas’ contro i rifiuti del mare.

La campagna sollecita i governi mondiali a mettere fine entro il 2022 all’uso di oggetti monouso in plastica e alle microsfere cosmetiche presenti ad esempio in esfolianti e i dentifrici, creme solari e filler. Finora sono 20 le nazioni che hanno aderito ma, rimarca il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), “c’è bisogno che molti di più salgano a bordo”.

Non visibili ad occhio nudo come invece sono le bottiglie e i sacchetti di plastica che galleggiano in mare, le microsofere sono così piccole da non essere filtrate dagli impianti di depurazione delle acque. Entrano così in mare, dove vengono ingerite dai pesci e, con loro, possono arrivare sulle nostre tavole. Si calcola che per ogni doccia fino a 100mila microsfere possano finire negli oceani, contribuendo agli 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che ogni anno si ‘tuffano’ in mare.

La scienza, tuttavia, offre già un’alternativa ‘bio’ alle microsfere. In occasione della Giornata mondiale degli oceani, l’università inglese di Bath ha pubblicato uno studio in cui illustra la creazione di microsfere di cellulosa, create con un materiale rinnovabile e biodegradabili, quindi non dannose per l’ambiente.

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