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Lettonia: partito filorusso vince elezioni, ma non governerà

(Keystone-ATS) Il partito di opposizione filo-russo “Centro dell’Armonià ha vinto le elezioni legislative anticipate di ieri in Lettonia con oltre il 30% dei voti, ma non ha una maggioranza che gli consentirà di governare da solo e rischia comunque di restare escluso dal governo.

Secondo i risultati dello spoglio dei due terzi circa dei voti, resi noti dalla Commissione elettorale nazionale, il partito filo-russo ha ottenuto il 31,7% dei suffragi, davanti al Partito della Riforma dell’ex presidente Valdis Zatlers, con il 19,7%, e al Partito dell’Unità del premier Valdis Dombrovskis (17,3%). L’Alleanza Nazionale, opposizione nazionalista, ha avuto il 12,64% dei consensi, davanti all’Unione dei Verdi e degli Agricoltori, che fa parte della maggioranza di governo.

“Una coalizione fra il partito della Riforma di Zatlers, il partito dell’Unità e dall’Alleanza Nazionale pare la più probabile”, ha dichiarato all’Afp Ivars Ijabs, politologo all’università di Lettonia.

Il Centro dell’Armonia, appoggiato dalla minoranza russofona che costituisce il 27% dei circa 2,2 milioni di abitanti del Paese baltico, è tenuto a distanza dalle altre formazioni politiche soprattutto per i suoi legami con Russia Unita, il partito del premier russo Vladimir Putin.

Al potere dal marzo 2009, il governo di centrodestra di Dombrovskis aveva ottenuto la maggioranza alle elezioni dell’ottobre 2010, malgrado le drastiche misure adottate per rimettere in sesto l’economia del Paese, che sta emergendo una profonda recessione. Ma il malcontento è via via aumentato fra la popolazione che lamentava la corruzione e lo strapotere degli oligarchi, un piccolo gruppo di uomini d’affari legati all’Unione dei Verdi e dei Fattori.

Per spezzare questo potere e frenare la corruzione, l’allora presidente Zatlers ha indetto lo scorso maggio un referendum sullo scioglimento del Parlamento, che i lettoni hanno approvato con ampio margine in luglio. Il Parlamento si è però preso la rivincita in giugno, quando gli ha negato un secondo mandato e ha portato alla presidenza l’ex banchiere Andris Berzins.

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