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Libera circolazione: Democratici svizzeri preparano iniziativa

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 dicembre 2009 - 15:06
(Keystone-ATS)

BERNA - I Democratici svizzeri (DS) vogliono lanciare in primavera una iniziativa popolare per la revoca della libera circolazione delle persone con l'Unione europea. L'Unione democratica di centro preferisce per il momento la via parlamentare.
Da giovedì scorso un gruppo di lavoro dei DS sta elaborando il testo, ha indicato oggi all'ATS il presidente Bernhard Hess. L'ex consigliere nazionale bernese pensa di trovare appoggio nella Lega dei Ticinesi e nel Mouvement Citoyens Genevois (MCG).
Anche l'UDC è scontenta della libera circolazione. Con una mozione vuole costringere il Consiglio federale a denunciare l'accordo con l'Unione europea e a riaprire i negoziati. L'Ufficio del Consiglio nazionale ha tuttavia rifiutato di organizzare un dibattito urgente durante la sessione invernale in corso.
L'accordo sulla libera circolazione delle persone fa parte dei cosiddetti Bilaterali I, approvati in votazione il 21 maggio 2000 ed entrati in vigore il primo giugno 2002. Questi accordi sono riuniti in un unico pacchetto e su di essi grava la "clausola ghigliottina": se viene disdetto un accordo cadono tutti gli altri. L'8 febbraio 2009 il popolo svizzero ha accettato la proroga dell'accordo sulla libera circolazione e la sua estensione a Romania e Bulgaria.
Il tema è tornato di attualità con la crisi economica e la crescita della disoccupazione. Cifre dell'Ufficio federale di statistica citate domenica dalla "SonntagsZeitung" indicano che il saldo dell'immigrazione - tra partenze e nuovi arrivi - è salito dalle 4300 unità di giugno alle 7400 di settembre, con una progressione del 72%. Malgrado la forte crescita della disoccupazione interna, settori quali l'edilizia, la sanità e la ristorazione hanno continuato a reclutare all'estero.
In interviste apparse sulla stampa domenicale la ministra dell'economia Doris Leuthard ha riconosciuto che il Consiglio federale ha commesso un errore di valutazione, lo scorso maggio, quando ha deciso di non attivare la clausola di salvaguardia che permette alla Svizzera di frenare l'afflusso di mano d'opera straniera. Il governo - ha spiegato - è partito dal presupposto che in periodi di crisi un numero consistente di lavoratori europei giunti in Svizzera grazie alla libera circolazione sarebbe ritornato in patria: il fenomeno si è verificato, ma in misura minore di quanto previsto. Il governo vuole ora studiare contromisure per diminuire l'attrattiva della Confederazione.

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