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Libia: CPI, “crimini contro umanità, arrestate Gheddafi”

(Keystone-ATS) La Corte penale internazionale (CPI) oggi ha dato l’ordine di arrestate Muammar Gheddafi per crimini contro l’umanità. La corte dell’Aja ha così accolto la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo, secondo il quale l’arresto del colonnello è necessario per fermare gli orrori perpetrati in Libia contro i civili.

Oltre che contro il rais, la Corte ha spiccato un mandato di cattura anche per il suo secondogenito, Saif al-Islam, 39 anni, considerato dai giudici il “premier de facto”, “vero delfino di Gheddafi”, e per lo spietato capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi (62), responsabile delle atrocità commesse dalle sue forze di sicurezza.

Dopo l’annuncio del mandato di arresto è esplosa la gioia a Bengasi: nella città della Cirenaica sede del governo di transizione a cui fanno riferimento i ribelli, la popolazione ha dato vita a scene di giubilo e sparato colpi in aria. Alle buone notizie giunte dall’Aja (segno ulteriore – secondo il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen – del “crescente isolamento” di Gheddafi), si aggiungono i progressi compiuti sul terreno dagli insorti che controllano ora le proprie posizioni nell’area di Bir al-Ghanam, circa 80 km a sudovest di Tripoli e 30 da Zawiya, snodo nevralgico verso la Tunisia.

L’area è stata teatro ieri di intensi combattimenti con armi pesanti ed ora gli insorti muovono a tenaglia verso nord dopo aver consolidato il controllo della zona delle montagne occidentali. Preparandosi forse per l’assalto finale a Tripoli.

“Ci sono motivi ragionevoli di ritenere che Muammar Gheddafi abbia orchestrato un piano per reprimere e scoraggiare con tutti i mezzi la popolazione che manifestava contro il regime”, ha dichiarato il giudice Sanji Mmasenono Monageng durante l’udienza pubblica svolta all’Aja. Secondo i tre giudici del collegio, ci sono “motivi ragionevoli” per ritenere che Gheddafi, Saif e Senussi si siano resi responsabili indiretti di “atti inumani” contro i civili (uccisioni, stupri di massa, uso diffuso della tortura), gravemente privati dei propri diritti fondamentali.

I crimini sono stati perpetrati soprattutto tra il “15 e il 28 febbraio, almeno” e hanno colpito tutto il territorio libico, ma soprattutto le città di Tripoli, Bengasi e Misurata. Gheddafi “capo ultimo, indiscusso e assoluto” si è avvalso del figlio Saif e del fidato capo dei servizi segreti, Senussi, per attuare la brutale repressione, che solo nelle prime due settimane potrebbe avere provocato centinaia di morti. “I crimini contro l’umanità sono evidenti. Questo rende ancora più urgente trovare una soluzione politica che, senza Gheddafi al potere, restituisca alla Libia una prospettiva di sviluppo”, è il commento soddisfatto del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che sottolinea come “Gheddafi ormai possa essere soltanto arrestato, a meno che non si rifugi in un Paese che non ha sottoscritto lo Statuto di Roma”.

Sui 116 paesi che aderiscono alla Corte, gli africani sono 32 su un totale di 54. Sono quindi 22 quelli in cui Gheddafi potrebbe in teoria trovare rifugio senza correre il rischio di essere trascinato davanti all’Aja. Non disponendo di una sua propria forza di polizia, la Corte dipende dalla volontà degli Stati membri per l’esecuzione dei propri mandati di arresto. Quello spiccato due anni fa contro il presidente del Sudan Omar al-Bashir, accusato di genocidio per la guerra del Darfur, è rimasto finora sulla carta. “Dopo la decisione presa dalla Corte, ora tocca alla comunità internazionale fare la sua parte”, ha commentato il giudice Cuno Tarfusser parlando con l’ANSA.

“Sono gli Stati che debbono dare esecuzione alla decisione”, ha aggiunto. È sempre più chiaro, comunque vada, che con la decisione odierna Gheddafi è fuori per sempre dal futuro della Libia. Per l’Unione europea, “Gheddafi deve lasciare il potere al più presto e non può in alcun modo essere coinvolto in un processo negoziale”. Mentre per la Casa Bianca il mandato di arresto del Cpi dimostra che il colonnello ha totalmente “perso legittimità”.

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