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Libia: Egitto bombarda Isis e chiama Onu. Battaglia per Sirte

(Keystone-ATS) L’Egitto continua a martellare le postazioni dello Stato Islamico (Isis) in Libia ed esorta la comunità internazionale ad unirsi alla sua campagna aerea, estendendo al Nordafrica i raid contro l’Isis in Siria e Iraq. Ma in serata l’Occidente si mostra unito su una soluzione “politica” del conflitto.

In una dichiarazione comune, i governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno infatti affermato che “nessuna fazione” tra quelle in lotta in Libia “può affrontare da sola le sfide cui il Paese è chiamato a confrontarsi”. E che quindi “la comunità internazionale è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale”.

In un Paese spaccato tra l’esecutivo di Tobruk, riconosciuto internazionalmente, e le milizie filo-islamiche che controllano Tripoli, vicine ai Fratelli Musulmani, il pressing di Europa e Stati Uniti ovviamente è su queste ultime.

Con un avvertimento preciso che non esclude l’ipotesi di un intervento militare: “Non sarà consentito a chi tenta di impedire il processo politico di condannare il Paese al caos e all’estremismo. Costoro – sottolineano nella dichiarazione congiunta Europa e Stati Uniti – saranno ritenuti responsabili dal popolo libico e dalla comunità internazionale per le loro azioni”.

Ora gli occhi sono puntati sull’iniziativa dell’inviato dell’Onu Bernardino Leon, che nei prossimi giorni convocherà delle riunioni tra le fazioni in vista di un governo di unità nazionale contro la minaccia dell’Isis. Di fronte agli orrori dei jihadisti – oggi si è avuta notizia di 45 persone arse vive in Iraq – un rapido intervento della comunità internazionale “sotto l’ombrello dell’Onu” è stato sollecitato anche dal Vaticano, per bocca del cardinale Parolin.

Sul terreno intanto, dopo le tre ondate di incursioni di ieri come immediata “vendetta” allo sgozzamento dei 21 copti, gli F-16 egiziani e aerei libici hanno compiuto altri raid a inizio giornata contro postazioni dell’Isis a Derna, la città dell’est capitale del Califfato libico. I morti sarebbero “decine”. In maniera evocativa, i caccia hanno colpito fra l’altro il “Tribunale della Sharia”, istituito dai jihadisti libici affiliatisi allo Stato islamico di Al Baghdadi.

Dopo l’uno-due, Sisi si è appellato ad una risoluzione dell’Onu che autorizzi una coalizione internazionale ad intervenire: “Non c’è altra scelta”, ha avvertito il capo di Stato egiziano. Ma un intervento rischierebbe di incendiare ulteriormente il Medio Oriente, dove per esempio Hamas ha messo in guardia che eventuali ingerenze in Libia “da parte di alcuni Paesi come l’Italia” sarebbero considerate “una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani”.

E nonostante il pressing diplomatico, nell’ovest del Paese esercito di Tobruk e milizie islamiste Fajr continuano a combattersi, coinvolgendo fra l’altro l’aeroporto di Zintan, bombardato da aerei delle milizie.

L’Isis intanto si è ritirato dalla cittadina desertica di Nawfaliya, a 145 km da Sirte, dove starebbe trattenendo la popolazione per avere scudi umani contro la riconquista annunciata dalle milizie islamiche “moderate” Fajr.

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