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Libia: Juppé, tutto è pronto per intervento

(Keystone-ATS) “Tutto è pronto” per un intervento militare in Libia e la riunione di domani a Parigi è decisiva: lo ha detto il ministro degli Esteri francese Alain Juppé. Per Juppé, il vertice di domani a Parigi tra Unione europea, Lega Araba e Unione africana consentirà di “analizzare” le recenti dichiarazioni del colonnello libico Muhammar Gheddafi sul rispetto del cessate il fuoco in Libia.

Da parte sua la segretaria di stato americana, Hillary Clinton, ha detto oggi che la risoluzione Onu per una no fly zone sulla Libia era “un passo necessario” per fermare “le violenze di Muammar Gheddafi contro il suo stesso popolo”.

La Clinton ha spiegato che il “risultato finale” della risoluzione Onu deve essere la caduta del leader libico Muammar Gheddafi dal potere. La segretaria di stato Usa ha detto che “diverse opzioni” sono possibili in Libia contro il leader libico, Muammar Gheddafi. “La comunità internazionale continuerà a monitorare molto da vicino la situazione. Si possono mettere in campo diverse opzioni” ha detto.

Intanto il ministro degli esteri libico ha detto oggi che la Libia ha deciso un cessate-il-fuoco immediato per proteggere i civili in linea con la risoluzione dell’Onu sulla “no fly zone”. Il comandante degli insorti, Khalifa Heftir, ha però definito questa affermazione un “bluff”.

Sul terreno sono infatti almeno 25 le persone – tra cui dei bambini – morte durante pesanti bombardamenti delle forze leali a Gheddafi sulla città di Misurata. Lo hanno reso noto fonti sanitarie della città libica e la notizia è stata confermata dalla tv al Arabiya. La Cnn ha inoltre diffuso una disperata testimonianza di un residente di Misurata, secondo il quale la città è in fiamme in seguito ad un bombardamento delle forze di Gheddafi. “In Libia non c’è alcun cessate il fuoco, ci stanno bombardando in questo preciso momento, la città è in fiamme” ha detto l’uomo, chiedendo “disperatamente” aiuto.

Sul fronte internazionale il Consiglio atlantico della Nato è d’accordo per “accelerare il più possibile” la preparazione dei piani di intervento. Ma mentre da Parigi, Londra, così come dai governi belga o norvegese, oltre che da Washington, arrivano segnali di possibili interventi a breve, l’Alleanza atlantica resta cauta su un’operazione militare in Libia.

Fuori discussione qualsiasi intervento sul terreno, tra gli ambasciatori che hanno partecipato alla riunione di stamani è emerso l’accordo per offrire l’appoggio a un’operazione umanitaria. Ma secondo quanto riferito da fonti Nato, non è ancora completata la pianificazione per le altre due opzioni sul tavolo: controllo rinforzato dell’embargo sulle armi alla Libia e “no-fly zone”.

Durante la riunione dei rappresentanti permanenti anche la Germania ha dato l’assenso per accelerare al massimo la preparazione dei piani della Nato per le tre opzioni di possibile intervento. Ma nel meeting “non si è neppure discusso – secondo quanto detto da una portavoce dell’Alleanza – se la Nato agirà in Libia o meno”. La notte scorsa il segretario generale Nato, Anders Fogh Rasmussen, secondo una portavoce, ha parlato con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.

Secondo fonti militari, il problema principale resta il fattore tempo (già segnalato ieri dal segretario Rasmussen). Secondo una fonte militare, la Nato potrebbe finire per “mostrare la bandiera” solo in una fase successiva all’intervento della “coalizione dei volenterosi” guidata da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti con il supporto di altri governi europei.

Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini, dopo aver dichiarato che l’Italia garantirà l’uso delle basi militari e non solo”, ha annunciato la chiusura dell’ambasciata a Tripoli. Anche il governo spagnolo ha deciso di concedere l’uso delle proprie basi militari in caso di intervento in Libia.

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