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Libia: Papa, soccorrere popoli da crisi umanitaria

(Keystone-ATS) Le “vittime”, i “morti”, ma soprattutto la “crescente crisi umanitaria”. Il Papa, informato da poche ore degli ulteriori scontri a Tripoli e a conoscenza da giorni, e nel dettaglio, dei costi che i rivolgimenti in Libia e Nord Africa stanno provocando alla popolazione delle città e del Paese, e ai profughi che si affollano ai confini, chiede assistenza e soccorso per le popolazioni colpite”.

Benedetto XVI parla dopo l’Angelus domenicale, quattro giorni dopo aver sentito dalla viva voce della dirigente del Pam Josette Sheeran, di ritorno da una missione ai confini libici, in quali condizioni versino i profughi. Alla Sheeran Benedetto XVI aveva espresso la propria preoccupazione per “la gente innocente intrappolata in questa terribile tragedia”. Oggi ai fedeli ha parlato di “grande apprensione”.

Papa Ratzinger ha scelto il taglio umanitario, come del resto hanno fatto nei giorni scorsi i suoi rappresentanti più direttamente coinvolti, il vicario apostolico di Tripoli mons. Giovanni Martinelli e il nunzio in Libia (che però risiede a Malta), mons. Tommaso Caputo. Entrambi, il 28 febbraio, hanno chiesto aiuto e auspicato il coinvolgimento dei governi, per una situazione particolare, i circa duemila eritrei bloccati dagli scontri a Tripoli, molti dei quali, cristiani, hanno cercato rifugio nelle chiese.

Quella del Papa è la presa di posizione più autorevole da parte della Chiesa cattolica e del Vaticano, nelle settimane in cui in Nord Africa, dalla Tunisia all’Egitto, alla Libia, si svolgono rivolgimenti epocali che sembrano destinati a cambiare il volto della regione e gli equilibri del mondo.

Un’analisi più politica di quanto sta accadendo era stata affidata il 25 febbraio al portavoce vaticano Federico Lombardi, che ha invitato a essere vicini ai popoli che tentano una primavera del mondo arabo. Il padre gesuita ha denunciato le violenze e espresso la preoccupazione per gli esiti del processo in corso, ma anche la speranza nella possibilità di una “primavera del mondo arabo”. In più, da padre Lombardi, l’ auspicio che l’Occidente sappia rispondere alla domanda dei giovani arabi di democrazia e maggior libertà.

Il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, nei giorni scorsi è intervenuto a più riprese, osservando che “prima o poi i popoli reagiscono” se vengono “colpiti e calpestati i loro diritti” e chiedendo all’UE di “rispondere in modo efficace” alla “tragedia” in atto in Libia.

Il Papa all’Angelus, citate le “tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia”, subito prima di appellarsi per la Libia, ha auspicato che l’assassinio del ministro cattolico Shahbatz Bhatti in Pakistan “svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini.. e promuovere la loro dignità”.

I vescovi pakistani hanno annunciato che chiederanno al Vaticano di proclamare Bhatti “martire”, il che aprirebbe la strada alla sua beatificazione.

In suffragio del ministro, assassinato per aver contrastato l’applicazione ideologica e strumentale della legge contro la blasfemia, il cardinale Jean Louis Tauran ha celebrato a Roma una messa con la associazione dei pakistani che vivono in Italia.

Intanto il giornale dei vescovi “Avvenire” si è chiesto perché le parole del presidente Giorgio Napolitano al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, quando ha espresso il proprio “choc” per il delitto Bhatti e chiesto “speciale protezione” per le minoranze cristiane, non siano state “ritenute notizia degna di pubblicazione” da parte della quasi totalità della stampa italiana.

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