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Maillard (PS) non combatterà l’iniziativa contro il velo integrale

Pierre-Yves Maillard Keystone/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) Il consigliere di Stato vodese Pierre-Yves Maillard (PS) non combatterà l’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulazione del viso” lanciata in marzo dal cosiddetto Comitato di Egerkingen.

“Vi sono molte cose giuste che sono state fatte nelle nostre democrazie, a cominciare dalle libertà delle donne e del corpo”, ha dichiarato il socialista in un’intervista al domenicale romando “Le Matin Dimanche”.

A suo dire, queste conquiste “sono fragili, poiché non c’è nulla di più tollerato che l’oppressione delle donne”, ha aggiunto il consigliere di Stato socialista. Il Vodese deplora il fatto che il Parlamento federale non regolamenti la questione, ciò che – a suo avviso – consentirebbe di evitare “una votazione il cui risultato non lascia adito a molti dubbi”.

Sottolineando la mancanza di impegno su questo tema sia della sinistra, “che si vede come un’alternativa alla nostra società”, che della destra, “che vuole soltanto più mercato e meno protezione”, Maillard ritiene che “non restino più molte persone per difendere le nostre società quali sono oggi”. Secondo il socialista, quando esse sono “attaccate”, “occorre invece che le grandi formazioni si uniscano per difendere l’essenziale”.

Maillard invita la sinistra a sostenere le donne “che si battono ovunque nel mondo”. “Chiediamo loro ciò che aiuta la loro causa, anziché raccomandare (…) una tolleranza senza limiti”. Citando l’esempio del divieto della poligamia, il consigliere di Stato vodese sottolinea che “in una società basata sui rapporti di forza, talvolta, il divieto può risultare una liberazione”. Maillard aggiunge che “su queste questioni, abbiamo bisogno di riflessione e chiarezza e non di anatemi”.

Il Comitato di Egerkingen ha tempo fino al 15 settembre 2017 per raccogliere le 100’000 firme necessarie alla riuscita della sua iniziativa. In Ticino, il divieto di dissimulare il viso è entrato in vigore il primo luglio 2016, in seguito a una votazione popolare. Diverse donne sono già state multate.

Polemica a Zurigo

Di recente, sul tema è scoppiata una polemica a Zurigo tra il consigliere di Stato socialista Mario Fehr, la Gioventù socialista zurighese e gli ambienti turistici del cantone. Secondo Fehr, non si deve permettere che singoli turisti girino con le loro donne dal volto completamente coperto per la Bahnhofstrasse.

Il consigliere di Stato zurighese reputa invece “interessante” l’esperienza del Ticino con il divieto del burqa. È importante il messaggio che viene trasmesso: agli stranieri viene segnalato che sono i benvenuti “ma che in tale cantone o in tale Paese deve essere mostrato il volto”.

Le sue dichiarazioni non sono piaciute ai vertici di Zurigo Turismo. Il direttore Martin Sturzenegger ritiene che un tale divieto avrebbe gravi ripercussioni sul turismo zurighese.

“Sarebbe un cattivo segnale inviato a un segmento di clienti che amano la Svizzera e vi soggiornano volentieri”, ha sottolineato. Anche i giovani socialisti hanno dichiarato via Twitter la loro opposizione alle dichiarazioni di Fehr.

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