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Malattie non trasmissibili: progetto solleva critiche

(Keystone-ATS) Troppo vaga e troppo cara: la cosiddetta Strategia nazionale di prevenzione delle malattie non trasmissibili non piace agli assicuratori e nemmeno al mondo dell’economia privata. Persino gli operatori della sanità avanzano dubbi sulle modalità di finanziamento.

Il progetto, lanciato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), mira a ridurre il numero di persone affette da patologie cardiovascolari, problemi respiratori, diabete, cancro, mal di schiena o artrosi. L’obiettivo è di favorire uno stile di vita sano e condizioni quadro che promuovano la salute.

Nel 2011 le malattie in questione, insieme a quelle muscolo-scheletriche, sono costate 25,6 miliardi di franchi alla sanità pubblica. Ai costi diretti vanno poi aggiunti quelli indiretti, valutati a 30 miliardi, legati alla perdita di produttività, al pensionamento anticipato e alle cure prestate ai familiari.

Al termine della procedura di consultazione i più scontenti appaiono gli assicuratori malattia. Santésuisse ha fatto sapere di dubitare dell’efficacia delle misure annunciate, sollevando interrogativi sull’entità dei costi, che comunque non dovranno essere finanziati con i premi a carico degli assicurati. La prevenzione è un compito che spetta ai poteri pubblici e la relativa spesa deve essere sopportata da Confederazione e Cantoni.

Il Centre patronal, società privata con sede a Losanna al servizio delle imprese e dei gruppi professionali, parla dal canto suo di “accanimento preventivo” dello Stato che pretende di imporre norme di condotta a tutti i cittadini.

Accusa nettamente respinta da Ursula Zybach, presidente dell’Alleanza per la salute in Svizzera, secondo la quale l’obiettivo “non è di mettere sotto tutela la popolazione”, bensì di rafforzare la responsabilità individuale.

Il problema, a suo dire, è che tale soluzione è praticabile solo per le persone che godono di buona salute. “Per coloro che perdono il lavoro, che hanno difficoltà a leggere e per gli emarginati questa via è difficilmente percorribile. E sono proprio queste persone che costano caro”. La strategia nazionale è urgente e necessaria, ma bisogna rivedere le modalità di finanziamento altrimenti “il progetto rischia di finire in un cassetto”.

Anche la Federazione dei medici svizzeri (FMH) considera che l’aspetto più delicato sia proprio quello finanziario. Si tratta quindi di trovare soluzioni sul lungo periodo, secondo la portavoce Jacqueline Wettstein. In generale la FMH sostiene la strategia nazionale, che dovrebbe comunque focalizzarsi maggiormente su bambini e giovani, in particolare per quanto riguarda la prevenzione dell’obesità. Nel campo dei favorevoli anche la Conferenza nazionale svizzera delle leghe della salute (Geliko).

L’UFSP ha ribadito oggi che calcola di attuare la strategia con i mezzi finanziari disponibili. Se dovesse presentarsi la necessità di risorse supplementari il problema “sarà esaminato a tempo a debito”.

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