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Maldive, stato d’emergenza per terrorismo

(Keystone-ATS) Una nuova crisi politica minaccia le Maldive, paradiso tropicale e rinomata meta turistica, dopo lo stato di emergenza per 30 giorni proclamato oggi dal presidente Abdulla Yameen per motivi di sicurezza nazionale.

La decisione giunge alla vigilia di una manifestazione dell’Opposizione a favore dell’ex presidente Mohamed Nasheed, il ‘Mandela delle Maldive” arrestato lo scorso marzo dopo essere stato esautorato dal potere in un sospetto golpe.

La misura draconiana, che implica la sospensione di alcune libertà e maggiori poteri alla polizia, è stata presa dopo il ritrovamento di una grande quantità di esplosivi la scorsa settimana e la scoperta di un complotto per rovesciare il governo. Lunedì, inoltre, le autorità avevano riferito di aver disinnescato una bomba nei pressi del palazzo presidenziale.

“Il presidente Yameen – ha twittato il suo portavoce Muaz Ali – ha dichiarato lo stato di emergenza per assicurare la sicurezza dei cittadini”.

L’allarme ha creato apprensione nel mondo per la presenza dei turisti nell’arcipelago a maggioranza musulmana che tuttavia è limitata ai resort su alcuni atolli.

In un comunicato, il ministro degli Esteri Dunya Maumoon ha ribadito che lo stato di emergenza è “una misura precauzionale alla luce di una serie di minacce alla sicurezza nazionale che sono emerse la scorsa settimana”. “I resort e gli atolli – ha continuato – non sono interessati da questa allerta e non abbiamo alcuna prova che siano in pericolo. Le Maldive sono quindi sicure per gli stranieri”.

La decisione giunge in un clima politico carico di tensione per l’arresto il 24 ottobre del vicepresidente Ahmed Adeeb accusato di essere coinvolto nell’esplosione avvenuta sul motoscafo presidenziale. Contro Adeeb è stato chiesto anche l’impeachment.

Nonostante le indagini condotte da investigatori americani dell’Fbi non abbiano trovato alcun indizio su una presunta bomba, il governo di Malé insiste con la tesi che l’incidente del 28 settembre sia stato un attentato dinamitardo contro il presidente.

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