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Marea nera: Bp, ritardi in operazione chiusura pozzo

(Keystone-ATS) NEW YORK – Con giorni di ritardo sulle previsioni iniziali, la BP tenterà la prossima settimana, nella migliore delle ipotesi a partire da martedì, di bloccare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico tentando di ostruire con un tappo di cemento ad altra pressione il pozzo che continua a vomitare litri di petrolio in mare.
Mentre la multinazionale britannica continua a brancolare nel buio non riuscendo a trovare in tempi brevi la soluzione adatta ad arginare la marea nera, si moltiplicano le accuse nei suoi confronti, che vanno dalla mancata trasparenza nelle operazioni di recupero al conflitto di interesse dato che alcuni laboratori di analisi sono legati alle compagnie petrolifere.
Secondo la Cnn, che ha anticipato le grandi linee del tradizionale discorso radiofonico del sabato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, sempre più irritato, ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta incaricata di indagare nei dettagli sul dramma. A presiederla, saranno un ex Governatore della Florida, l’ex senatore Bob Graham, e l’ex numero uno dell’Environmental Protection Agency (Epa, l’equivalente del nostro ministero dell’ambiente), William Reilly.
Secondo alcune fonti, una delle ipotesi che l’Epa sta addirittura studiando è di mettere al bando la Bp escludendola da tutti i contratti governativi, il che potrebbe significare alla fin fine l’allontanamento definitivo della compagnia britannica da tutti i giacimenti petroliferi federali Usa.
La British Petroleum ha pagato negli anni scorsi decine di milioni di dollari di danni per non avere rispettato le regole e le misure di sicurezza, promettendo ogni volta di modificare il proprio atteggiamento.
In una conferenza stampa, ieri ad Houston, in Texas, la Bp aveva ammesso che la quantità di greggio recuperato ogni giorno nel Golfo del Messico è passata da 5.000 a 2.200 barili al giorno circa. Come ha indicato il portavoce della Bp John Curry, “il flusso di greggio si modifica, non è costante”.
Infine, come ha scritto il “New York Times”, crescono i timori di conflitto di interessi nella gestione della vicenda, dato che alcuni dei laboratori che fanno le analisi delle acque inquinate sono legati alle compagnie petrolifere (tra cui la stessa Bp), come lo sono i centri che recuperano e trattano gli uccelli colpiti dalla marea nera.

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