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Mercato creditizio per PMI svizzere funziona

(Keystone-ATS) Il mercato creditizio per le piccole e medie imprese (PMI) svizzere attualmente funziona, secondo quanto è emerso da un sondaggio condotto lo scorso novembre presso circa 1000 aziende per conto della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). D’altro canto le PMI che beneficiano di un credito bancario guardano al futuro con più ottimismo rispetto a due anni fa. La maggior parte di loro prevede un aumento del fatturato nei prossimi due-tre anni, indica la SECO in una nota.

Alla luce della crisi economica e finanziaria, dall’aprile 2009 la SECO ha commissionato tre sondaggi telefonici sulla situazione finanziaria delle PMI in Svizzera. Lo scopo? Ottenere una panoramica della struttura finanziaria di tali imprese e rivelare eventuali difficoltà nell’accesso ai crediti bancari. Nel novembre 2012 sono state ricontattate 1002 delle imprese già interpellate al fine di conoscere gli sviluppi intercorsi dai primi tre sondaggi e, in particolare, le conseguenze della crisi del debito e dell’apprezzamento del franco.

Il 65% delle PMI non dispone di crediti bancari; lavora esclusivamente utilizzando fondi propri o ricorre a un finanziamento esterno di altro genere, come i prestiti di terzi. Questo valore corrisponde più o meno a quello di due anni fa (68%). Tuttavia, sono stati registrati alcuni cambiamenti. Il 7% delle imprese che disponevano di un credito bancario nel 2010 ha dichiarato di non averne più nel 2012. D’altro canto, il 6% delle aziende che due anni prima non avevano bisogno di un credito bancario ne ha ottenuto uno nel 2012. Fra quelle che recentemente hanno richiesto un credito, solo il 5% si è visto rifiutare il finanziamento, contro il 7% nel 2010 e il 9% nell’autunno 2009.

Tuttavia, la metà delle aziende (2010: 35%) che hanno avuto bisogno di un finanziamento negli ultimi 12 mesi ritiene che nel 2012 le condizioni siano complessivamente peggiorate. Il deterioramento riguarda soprattutto l’importo del prestito, la linea di credito, le garanzie richieste e i costi di finanziamento. Il 16% delle aziende (2010: 9%) valuta negativamente anche i tassi d’interesse. Allo stesso tempo, il 19% delle imprese dichiara che il loro ‘rating’ bancario è migliorato, mentre l’11% riferisce di un peggioramento della loro valutazione da parte della banca.

Negli ultimi 12 mesi, il 14% delle aziende interpellate segnala un calo dell’occupazione e il 32% una diminuzione del fatturato, a fronte di un 19% che ha registrato un aumento dell’occupazione e un 30% una crescita del volume d’affari.

Le imprese che beneficiano di un credito bancario guardano al futuro con più ottimismo rispetto a due anni fa: l’85% si aspetta un’espansione del fatturato nei prossimi due o tre anni. Due anni fa questa quota si attestava intorno al 49%.

Complessivamente – prosegue la SECO – gli ultimi 12 mesi sono stati un po’ più difficili per le imprese esportatrici. La quota di quelle che hanno registrato un calo del giro d’affari è lievemente superiore (37%) rispetto a quelle che puntano sul mercato interno. Nell’ultimo anno, inoltre, il 39% delle imprese esportatrici ha subito una flessione degli utili, contro il 30% per le PMI rivolte al mercato interno.

Malgrado ciò, le imprese esportatrici guardano al futuro con maggiore fiducia rispetto alle altre PMI. Le loro previsioni circa il fatturato per i prossimi due-tre anni, infatti, sono migliori di quelle delle aziende attive sul mercato interno.

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