Prospettive svizzere in 10 lingue

Migranti: fuoco devasta campo modello vicino a Calais

Era un campo modello KEYSTONE/AP/CHRISTOPHE ENA sda-ats

(Keystone-ATS) Era il simbolo di un Paese aperto e fraterno malgrado i venti del nazionalismo che spirano sulla Francia. A due settimane dal voto presidenziale, il campo rifugiati di Grande-Synthe, 40 km ad est di Calais, è stato distrutto nella notte da un vasto incendio doloso.

Secondo il prefetto, Michel Lalande, ad appiccarlo sono stati gli stessi migranti durante una rissa tra afghani e curdi iracheni.

“Ricostruirlo sarà difficile”, ha riferito il prefetto, spiegando che la struttura è ormai “inabitabile”. L’80% della struttura è andata in fumo. Quanto alla rissa, il bilancio è di cinque feriti, di cui quattro ricoverati in ospedale a Dunkerque.

Poco dopo le due del mattino, circa 700 residenti sui 1500 sono stati evacuati e messi in sicurezza. Le autorità hanno requisito tre palestre per accoglierli, ma in centinaia mancano ancora all’appello, “dispersi nella natura”, come scrive Le Parisien online. I soccorsi sono riusciti ad evitare il peggio, non si è appreso di morti, ma 20 persone hanno ricevuto assistenza sanitaria.

Unica in Francia, quella di Grande-Synthe era considerata una struttura modello, finanziata da Medecins Sans Frontières (Msf) e dal sindaco, Damien Careme. A dodici giorni dal voto fioccano le reazioni. Per la candidata del Front National, Marine Le Pen – in pole nei sondaggi sul primo turno insieme a Emmanuel Macron (En Marche!) – l’incendio “dimostra il grande caos migratorio che scuote il nostro Paese”. Se eletta garantisce che “tutti i campi di migranti verranno sgomberati” e i “clandestini ricondotti alla frontiera”.

Il braccio destro di Macron, Richard Ferrand, ha invece spiegato che bisogna “riprendere le trattative con la Gran Bretagna” per giungere a una soluzione sulla crisi migratoria nel nord della Francia. Per il candidato dei Républicains, François Fillon, lo “sgombero della giungla di Calais non è sufficiente: l’unica risposta è il controllo alle frontiere”. Questa mattina, autorità locali e nazionali si sono riunite per decidere sui dispositivi d’urgenza, in particolare, la messa al riparo dei residenti scampati all’incendio in centri di accoglienza e orientamento (Cao).

Sul posto è giunto il ministro dell’Interno, Matthias Fekl. In parallelo, tre ulteriori unità della Police Nationale sono state dispiegate nel Nord del Paese per scongiurare incidenti. Dei 300 moduli abitativi in legno che ospitavano i migranti, ne rimangono 70.

La procura ha aperto un’indagine per chiarire le circostanze del dramma. Il mini-villaggio di Grande-Synthe era motivo di orgoglio per il comune, associazioni e volontari. Dopo mesi di negoziati con lo Stato, Medecins sans frontières e municipio riuscirono a strappare l’accordo per aprirlo nel marzo 2016. Sui 2,7 milioni di euro di spesa Parigi non sborsò neanche un cent: 2 milioni arrivarono dalle casse di Msf, anche grazie ai doni dei privati, e il resto dal municipio.

Il centro d’accoglienza rispondeva ai dettami dell’Alto commissariato dell’Organizzazione delle nazioni unite per i rifugiati, con riscaldamento, servizi sanitari, corrente elettrica, cucina collettiva, illuminazione pubblica. Da molti venne salutato come un esempio, tanto che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, si ispirò a Grande-Synthe per il centro umanitario aperto successivamente nel nord della capitale.

Contrariamente a Calais, Grande-Synthe non imponeva controlli o registrazione delle impronte digitali, ma negli ultimi mesi la situazione è progressivamente peggiorata. Dopo la chiusura della ‘Giungla’ alcuni si trasferirono qui e si videro costretti a dormire nelle cucine. Pare sia stato proprio questo a scatenare le tensioni tra afghani e curdi iracheni.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR