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Mondo ricorda Shoah ma antisemitismo cresce, ‘ricordare’

(Keystone-ATS) “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Le parole di Primo Levi hanno accompagnato tutta la cerimonia per i 70 anni della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau. Una sorta di mantra, riprodotte in inglese nelle note informative dell’evento, citate dai pochi sopravvissuti, fatte proprie perfino dal presidente americano Barack Obama che da Washington le ha usate per un rinnovato impegno contro “il crescente antisemitismo in tutte le sue forme, compresa la negazione o banalizzazione dell’Olocausto”.

Oggi i grandi del mondo – mancava però il leader del Cremlino Vladimir Putin – sono rimasti in silenzio ad Auschwitz ad ascoltare “la voce dei sopravvissuti”. Una scelta precisa degli organizzatori che sanno quanto le testimonianze dirette siano più forti dei ruoli e, soprattutto, che il settantennale della liberazione sarà l’ultimo dei grandi eventi per non dimenticare la Shoah che potrà avere la forza dei racconti personali, delle storie vere e delle lacrime dei perseguitati. Il filo conduttore dell’evento è stato però il timore crescente di un antisemitismo sempre più vitale, della crescita di sentimenti primordiali, di un terrorismo che dice di combattere “in nome di Dio”.

“È tempo di inserire l’undicesimo comandamento: mai essere indifferenti”, ha detto uno dei tre sopravvissuti che hanno parlato, Roman Kent (86 anni, nato a Lodz) raccogliendo l’applauso più sentito della platea. Quasi quattromila invitati e mille giornalisti raccolti in due tensostrutture appositamente alzate per l’evento. Quella della cerimonia di grande impatto emotivo, tirata su all’ingresso della porta d’entrata di Birkenau, dove il binario unico portava i treni della morte direttamente ai forni.

Solo 300 sopravvissuti ai campi di sterminio erano presenti oggi ad Auschwitz e molti hanno citato Primo Levi, senza nascondere la paura di un incubo del quale a loro sembra di vedere un nuovo incipit, soprattutto in Europa. “Ancora oggi gli ebrei sono perseguitati e vilipesi solo per il fatto d’essere ebrei. E questo avviene in Medio Oriente così come nel liberale e tollerante Occidente: da Teheran a Parigi, da Gaza a Bruxelles. In tutto il mondo le comunità ebraiche vivono in una crescente paura” ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Monito ripreso dall’Alto rappresentante della Ue Federica Mogherini: “Settant’anni dopo l’Olocausto, ci sono comunità ebraiche in Europa che ancora una volta si sentono minacciate” e l’attacco terroristico al supermercato kosher a Parigi “è un severo monito che l’antisemitismo violento è ancora vivo”. E anche il Papa dal Vaticano fa sentire la sua voce: “Auschwitz grida il dolore di una sofferenza immane e invoca un futuro di rispetto, pace ed incontro tra popoli”.

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