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Mostra Venezia: “Pietà” di Kim Ki-duk verso il Leone d’oro

(Keystone-ATS) A poco più di un’ora dalla cerimonia di chiusura della 69esima edizione della Mostra del cinema di Venezia viene ormai dato per sicuro il Leone d’oro al film “Pietà” del regista sudcoreano Kim Ki-duk.

Protagonista della pellicola Kang-do (Lee Jung-jin), un giovane strozzino veramente cattivo. Uno che ha riempito con la sua violenza la città di storpi. Pur di riavere indietro i suoi soldi, infatti, Kang-do non manca di menomare i suoi clienti che ha fatto preventivamente assicurare. Non ha pietà. È un vero demone. Come il demone del denaro, del capitalismo, vero protagonista di questo film. Quel denaro che, si dice nel lavoro del regista coreano, “è l’inizio e la fine di tutte le cose: amore, violenza, pietà, speranza….”. Kang-do insomma stritola mani, amputa, getta le sue vittime dall’alto pur di farle azzoppare e ricavare denaro. È il suo lavoro, ed è davvero bravo.

Un bel giorno però bussa alla sua porta il destino. Un destino che ha l’aspetto di una bella signora misteriosa di nome Mi-sun (Cho Min-soo) che si presenta a lui, con fare modesto ma sicuro, e a un certo punto si dice sua madre. Lui all’inizio sospetta. Non è certo un uomo che che si apre ai sentimenti. Ma, dopo che ha parzialmente violentato la presunta madre con la sua mano (“è da qui che sono venuto vero? Posso allora tornare indietro!”), l’affetto prolungato di questa donna verso le sue stesse cattiverie apre un piccolo varco nel suo cuore. Kang-do ha finalmente qualcuno che gli vuole bene e a questo non è preparato. Regredisce, diventa buono, si fa cantare perfino la ninna nanna.

Ma in un mondo malvagio, come spesso accade, non tutto è come sembra. Nonostante questo e nonostante il male di cui è intriso tutto il film, alla fine a prevalere sarà appunto quella pietà che dà il titolo. E questo in un film che coglie tutte le sfumature e i sentimenti dell’animo umano e in cui c’è davvero tutto: vendetta, perdono, maternità, male, bene, riscatto, pentimento, violenza, denaro e, ovviamente, pietà.

Per “The Master” di Paul Thomas Anderson si va verso una prestigiosa doppietta assegnata dalla giuria: si parla di Leone d’Argento e della Coppa Volpi ai due attori protagonisti, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix.

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