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Mummia di gatto egizio fotografata in 3D da ateneo scozzese

Sarà fotografato in 3D sda-ats

(Keystone-ATS) La mummia di un antico gatto egizio è tra i reperti che l’Università di Aberdeen ha fotografato in 3D per metterli a disposizione del mondo. Lo segnala un comunicato pubblicato di recente dall’ateneo scozzese.

Le riprese tridimensionali vengono realizzate con la tecnica della “fotogrammetria” scattando centinaia di foto dell’oggetto da angolazioni leggermente differenti e poi ‘incollate’ insieme da un software che le rende pure interattive.

Oltre che della mummia felina, il Museo dell’università di Aberdeen sta creando duplicati virtuali di “teschi preistorici e antico vasellame greco”, riferisce la nota aggiungendo che in tal modo vengono condivisi con la comunità scientifica oggetti altrimenti difficilmente maneggiabili perchè molto delicati.

E’ il caso della mummia di gatto che, avverte l’ateneo, non è una rarità: nell’antico Egitto esisteva una vera “industria” di mummificazione di animali che produsse “più di 70 milioni” di pezzi. I gatti in particolare erano mummificati per essere sepolti assieme ai loro padroni ma anche per offerte votive a divinità come la dea Bastet, raffigurata con le sembianze di gatta.

Sottolineando che non si tratta di un gioco di parole intenzionale, l’università informa che la sua mummia di gatto è stata passata anche attraverso un “CAT scanner” per appurare cosa contenesse sotto le bende: lo scheletro all’interno è “molto più piccolo” di quanto lascia supporre l’involucro che, secondo Neil Curtis, capo del Museo dell’ateneo scozzese, serviva a guadagnare di più vendendo un gatto votivo “grosso”.

Come noto i gatti, chiamati “Mau”, erano considerati sacri nella società egizia. Apprezzato come cacciatore di topi e serpenti, il gatto divenne simbolo di grazia e benevolenza.

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