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Myanmar: Onu, contro Rohingya possibili crimini contro umanità

(Keystone-ATS) Le gravi violazioni e le discriminazioni contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Myanmar potrebbero costituire crimini contro l’umanità.

Lo denuncia un rapporto dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), Zeid Ràad Al Hussein, sulla situazione delle minoranze nel Paese, ed in particolare dei Rohingya nello Stato di Rakhine.

I Rohingya – afferma una nota pubblicata oggi a Ginevra – sono vittime di misure quali la privazione arbitraria della nazionalità, severe restrizioni alla libertà di movimento, minacce alla vita e alla sicurezza, negazione dei diritti alla salute e all’istruzione, ma anche lavoro forzato, violenza sessuale, limitazioni dei diritti politici e altre violazioni.

A quattro anni dalle gravi violenze del 2012 nello Stato di Rakhine, circa 120’000 Rohingya e Kaman musulmani vivono ancora in campi per sfollati interni. Vi è inoltre un aumento allarmante dell’incitamento all’odio e all’intolleranza religiosa da parte di organizzazioni buddiste ultra-nazionaliste.

Il nuovo governo ha ereditato una situazione in cui leggi e politiche sono concepite per negare i diritti fondamentali alle minoranze, e dove l’impunità per gravi violazioni contro queste comunità incoraggia la violenza contro di loro, ha detto Zeid avvertendo che non sarà facile correggere una “discriminazione così radicata”, ma che deve essere “una priorità assoluta”. Zeid si detto “incoraggiato dal dialogo costruttivo” avuto nelle ultime settimane con il governo. “Siamo pronti a sostenere il governo del Myanmar per garantire una transizione verso una società saldamente stabilita sullo stato di diritto e la protezione dei diritti umani di tutti”, ha aggiunto.

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