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Naturalizzazione agevolata: UDC vuole più controlli, non meno

La conferenza stampa odierna dell'UDC Keystone/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) In tempi in cui i problemi d’integrazione si accentuano bisogna inasprire i controlli e non alleggerirli. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa a Berna l’Unione democratica di centro in vista delle votazioni federali del 12 febbraio.

Già oggi – sostiene il partito – la mancanza di criticità e la leggerezza nell’assegnazione della cittadinanza rappresenta un problema: la Svizzera naturalizza persone che non sono integrate e che non si identificano con l’ordinamento esistente.

L’UDC ricorda inoltre che in occasione di un dibattito parlamentare sul tema in questione la consigliera nazionale Ada Marra (PS/VD) aveva motivato il suo entusiasmo per il progetto affermando che, grazie alla modifica apportata alla Costituzione federale, le persone candidate alla nazionalità confederata non dovranno più dimostrare la loro integrazione.

Attualmente, se un giovane straniero vuole farsi naturalizzare può farlo senza problemi, ha dichiarato ai media il presidente del partito nonché consigliere nazionale Albert Rösti (BE). Secondo lui non è vero che approfitterebbe della modifica chi ha trascorso tutta la vita nella Confederazione, come invece sostengono i promotori. Ciò non è indispensabile, “devono semplicemente essere nati in Svizzera e avervi frequentato cinque anni di scuola dell’obbligo”, ha sottolineato.

In tutto sarebbero circa 25’000 i giovani tra i 9 e i 25 anni che potrebbero teoricamente approfittare della facilitazione. Secondo un recente studio dell’Università di Ginevra, si tratterebbe in particolare di italiani. “Può essere, ma tra trent’anni saranno degli africani”, ha messo in guardia Rösti.

Il testo in votazione prevede una semplificazione della procedura. L’esame della domanda di cittadinanza spetterebbe allo Stato, che a tale scopo si potrebbe informare presso il Cantone. Quest’ultimo avrebbe la possibilità di chiedere informazioni al Comune. All’UDC però ciò non basta e ritiene che il diritto di parola delle autorità locali verrebbe limitato troppo.

L’estratto del casellario giudiziale verrebbe sì controllato anche nel caso della nuova procedura, ha detto la gran consigliera zurighese Barbara Steinemann. “Ma chi verificherebbe le conoscenze linguistiche o la vicinanza all’estremismo?”. Se la competenza spettasse allo Stato, potrebbe ad esempio essere naturalizzato anche chi si rifiuta di stringere la mano alla maestra per motivi religiosi, ha detto.

Il partito ha anche fatto riferimento alle cifre di naturalizzazione degli scorsi anni. Dal 2001, è stata accordata la cittadinanza svizzera mediamente a 40’000 persone all’anno. “È una naturalizzazione di massa come non si è mai vista” e che bisogna combattere. L’UDC ritiene inoltre che i favorevoli vogliano ridurre in modo “fittizio” la quota di stranieri.

Nel caso in cui la popolazione accetterà il testo non è previsto il lancio di un referendum, ha affermato Rösti. Questo perché la nuova legge sulla cittadinanza, che entrerà in vigore nel 2018, prevede un inasprimento delle norme.

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