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Nazionale, iniziativa sulle derrate non piace

(Keystone-ATS) L’iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari” lanciata da Gioventù socialista (GS) persegue senz’altro nobili obiettivi, come la lotta alla povertà e alla fame nel mondo, ma con mezzi sbagliati secondo il Consiglio Nazionale che l’ha bocciata.

Il Nazionale ha raccomandato oggi a popolo e cantoni (119 voti a 51 e 5 astenuti) di respingere la modifica costituzionale difesa in aula da Socialisti e Verdi. Il dossier è pronto per le votazioni finali.

Il voto negativo era scontato visti anche i rapporti di forza nella commissione preparatoria: quest’ultima aveva sollecitato la bocciatura della modifica costituzionale per 17 voti a 7 e 4 astenuti.

L’iniziativa, depositata nel marzo 2014 col sostegno di PS, Verdi e varie organizzazioni di cooperazione internazionale, è una risposta alle forti oscillazioni dei prezzi di molti beni agricoli che si sono verificate negli ultimi anni, causando problemi alimentari in diversi Paesi in via di sviluppo.

Secondo i promotori del testo, queste fluttuazioni sarebbero causate soprattutto dalle operazioni speculative eseguite sui mercati finanziari connessi ai mercati agricoli fisici (i cosiddetti mercati a termine delle merci).

La speculazione sulle derrate alimentari è cresciuta negli ultimi dieci anni del 33%, ha sottolineato Marina Carobbio-Guscetti (PS/TI), aggiungendo che l’impennata dei prezzi registrata nel 2007-2008 ha causato la morte di 80 milioni di persone

A detta di Carobbio-Guscetti, le speculazioni in questo settore hanno effetti negativi anche sull’agricoltura elvetica: a causa di simili pratiche, nel 2012 i nostri contadini hanno perso 100 milioni di franchi.

Per il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, la speculazione non è sempre negativa, poiché aumenta la liquidità sui mercati, permettendo agli agricoltori di assicurarsi a buon mercato contro le oscillazioni dei prezzi. Di ciò, in ultima analisi, approfittano i consumatori.

A parere del ministro dell’economia, inoltre, diversi studi dimostrano che le impennate dei prezzi registrate a cavallo degli anni 2010 non sono imputabili alle speculazioni di borsa, bensì a fattori climatici – periodi di siccità e gelo – e a decisioni politiche, come divieti di esportazione, tutti provvedimenti che hanno causato il panico e spinto verso l’alto i prezzi delle materie prime.

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