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Nemtsov: media, Dadayev smentisce di aver confessato delitto

(Keystone-ATS) Zaur Dadayev, uno dei cinque sospetti per l’omicidio dell’oppositore russo Boris Nemtsov, ha smentito di aver confessato il delitto: lo scrive il tabloid Moskovski Komsomolets riferendo di una visita, nel carcere Lefortovo di Mosca, a lui e ai suoi cugini Anzor e Shagid Gubashev (anche loro indagati) da parte della commissione pubblica di controllo dei diritti umani dei detenuti, di cui fa parte un giornalista del quotidiano.

Anzor non ha parlato, mentre Shagid racconta che chi lo ha catturato lo ha picchiato e intimato di dichiararsi colpevole.

“Continuavano a gridare: ‘hai ucciso tu Nemtsov? Io dicevo loro di no”, racconta l’ex vice comandante di un battaglione ceceno, dopo aver fatto vedere i segni delle manette ai polsi e di un presunto incatenamento ai piedi, e denunciando di essere stato “incapucciato” dopo la cattura ma di essere trattato bene in carcere.

“Ero con il mio compagno d’armi Ruslan Iusupov – prosegue il tabloid – e mi hanno detto che se avessi confessato lo avrebbero lasciato andare. Ho detto di sì, ho pensato di salvarlo, volevo arrivare a Mosca vivo, altrimenti mi poteva capitare quello che è successo a Shavanov. Dicono che lui si è fatto esplodere con una granata”, ha spiegato, riferendosi al suo compagno di battaglione che si sarebbe suicidato mentre era accerchiato dalle forze dell’ordine nel suo appartamento a Grozny.

“Pensavo che mi avrebbero portato a Mosca e che avrei potuto raccontare tutta la verità in tribunale ma il giudice non mi ha dato neppure la possibilità di parlare”, ha aggiunto. “Ho combattuto il crimine e protetto gli interessi russi per undici anni e non mi è stato consentito di parlare perché non ho avuto tempo di studiare il codice penale”, ha riferito. “Il 28 febbraio mi hanno congedato e in una settimana mi sono ritrovato da eroe a criminale pericoloso”, conclude, riferendosi alle sue dimissioni dal battaglione Sever il giorno dopo l’omicidio.

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