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No ai minareti: un segnale contro l’espandersi dell’islam

(Keystone-ATS) BERNA – Un segnale simbolico contro l’espandersi dell’islam in Svizzera e non un rifiuto generalizzato dei musulmani: così l’analisi VOX interpreta il voto federale dello scorso 29 novembre sul divieto di costruire minareti, sorprendentemente approvato dall’elettorato con una maggioranza del 57,5%.
L’analisi, i cui risultati sono stati pubblicati oggi dall’Istituto di scienze politiche dell’Università di Berna, mostra un forte contrasto tra i due poli dello schieramento politico: i votanti di sinistra hanno respinto l’iniziativa anti-minareti nella misura dell’80% e quelli di destra l’hanno approvata, più o meno nelle stesse proporzioni.
Decisivo è quindi risultato il centro. I sostenitori del Partito popolare democratico e del Partito liberale-radicale, secondo l’inchiesta, hanno in gran parte votato in contraddizione con le indicazioni ufficiali delle rispettive formazioni politiche: presso l’elettorato del PPD il “sì” all’iniziativa è stato pari al 54% e presso il PLR addirittura al 60%.
Il consenso non può essere spiegato unicamente con fattori quali l’ostilità verso gli stranieri, la resistenza alla globalizzazione e la perdita dell’identità nazionale. Dallo studio emerge infatti che si sono pronunciati a favore del divieto dei minareti anche il 40% degli elettori che in linea generale si schierano per una Svizzera aperta al mondo e per pari opportunità tra cittadini elvetici e stranieri.
Quanto alla ripartizione per sesso, e contrariamente alle supposizioni circolate in occasione del voto, gli esperti sono giunti alla conclusione che le maggiori resistenze si sono riscontrate tra le donne appartenenti allo schieramento progressista: il “sì” in questa categoria si è infatti fermato al 16%, mentre tra gli uomini di sinistra si è attestato al 21%. Opposti invece i rapporti di forza nella destra, dove le donne hanno approvato il divieto nella misura dell’87% e gli uomini del 71%.
Il “no” ai minareti, secondo le indicazioni raccolte presso i votanti, è quindi da intendersi come un gesto simbolico contro l’avanzare dell’islam in Svizzera, e non contro i musulmani residenti nel paese: il 64% del campione consultato si è persino detto convinto – o abbastanza convinto – che le due culture possono convivere in modo armonioso.
Gli autori dell’analisi VOX hanno anche messo a confronto le varie votazioni a livello federale, quasi 300, che dal 1960 ad oggi hanno avuto per tema gli stranieri e le minoranze. Il popolo, affermano i ricercatori, ha votato a svantaggio della minoranza quando è risultata male integrata nel tessuto sociale elvetico, perlomeno nella percezione pubblica. Altri gruppi minoritari, in particolare le minoranze linguistiche e gli handicappati, non hanno invece subito discriminazioni. Nel caso specifico del 29 novembre i musulmani sono stati doppiamente colpiti, sia come minoranza religiosa, sia come stranieri: il 90% dei musulmani residenti in Svizzera non hanno infatti il passaporto rossocrociato.

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