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Non informata su rischi Depakin per feto, sporge denuncia

Il CHUV è stato denunciato da una donna vodese nell'ambito dello scandalo legato al farmaco Depakin: una prima in Svizzera. KEYSTONE/SALVATORE DI NOLFI sda-ats

(Keystone-ATS) Una vodese ha sporto denuncia per lesioni gravi contro il Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV), i propri medici e la società farmaceutica Sanofi.

L’accusa è di non averla informata dei rischi per il proprio feto derivati dall’assunzione dell’antiepilettico Depakin durante la gravidanza.

Si tratta della prima azione legale di questo tipo in Svizzera nell’ambito dello scandalo legato al farmaco, ha indicato oggi all’ats l’avvocato della donna Jessica Jaccoud, confermando un’informazione divulgata dal Matin Dimanche.

“La mia cliente prende il Depakin dall’adolescenza. I suoi bambini nati nel 2002 e nel 2004 soffrono di gravi disturbi cognitivi e di autismo: devono seguire una formazione scolastica specializzata”, ha detto Jaccoud. Secondo l’avvocato “nessuno aveva evocato un possibile legame fra questo farmaco e le malformazioni”.

Inoltre, nel corso di una delle due gravidanze, il personale medico aveva menzionato possibili anomalie quali il labbro leporino e la spina bifida, ma, dopo l’ecografia dei tre mesi, aveva rassicurato la donna sull’assenza di difetti del feto. A quel punto, il neurologo avrebbe aumentato la dose del medicamento, aggravando il pericolo.

Contattato dall’ats oggi, il CHUV, che si era occupato del monitoraggio ginecologico durante la gestazione, non ha ancora reagito. La denuncia interessa anche i medici della donna, l’ospedale Rivera-Chablais dove ha partorito e la filiale di Meyrin (GE) dell’azienda Sanofi, che produce il farmaco incriminato.

Contro l’impresa farmaceutica, alla fine del 2016, in Francia è stata già lanciata una “class action” dall’associazione delle vittime del Depakin, allo scopo di ottenere indennizzi per le decine di migliaia di bambini interessati dallo scandalo.

Secondo l’associazione, Sanofi non avrebbe messo al corrente dei rischi per i feti del principio attivo, il sodio valproato, nonostante fossero chiari sin dagli anni ’80.

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