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Obama arriva in Kenya ‘per parlare all’Africa’

(Keystone-ATS) “Gli Stati Uniti devono essere presenti, per promuovere i valori cui crediamo”. Sullo sfondo resta il viaggio del presidente Barack Obama nella terra di origine del padre.

Ma Obama insiste nel presentare la visita in Kenya – con una tappa anche in Etiopia – come un’opportunità e un’apertura cruciale per gli Stati Uniti, nel tentativo di ‘recuperare’ in un territorio che ha attratto poco l’attenzione americana e dove la Cina è già arrivata.

Così non a caso Obama ha voluto sottolineare che si tratta della prima visita di un presidente americano in carica. “Sarò il primo presidente degli Stati Uniti non solo a visitare Kenya ed Etiopia – ha detto in un’intervista alla Bbc – ma a rivolgermi al continente intero, sull’onda del summit africano che è stato storico e che ha, credo, rafforzato i rapporti già solidi che abbiamo nel continente”.

A partire dai rapporti commerciali, obiettivo che fa di questa visita ufficiale una ‘missione’, data anche la folta delegazione al seguito che, mentre il presidente parlerà alla platea del Global Entrepreneurship Summit e incontrerà il presidente Uhuru Kenyatta, avrà il compito ci centrare l’obiettivo di Washington, ovvero siglare accordi che facilitino investimenti in Kenya per le società americane.

La Cina lo ha già fatto: il corteo presidenziale che da domani attraverserà la capitale keniana viaggerà lungo strade costruite dai cinesi, così come lo sono molti degli edifici in cui nei prossimi giorni la delegazione americana terrà riunioni e contatti, compresa la sede dell’Unione Africana.

“Vediamo con favore gli aiuti cinesi in Africa. Crediamo sia una cosa buona. Non vogliamo scoraggiarli – ha detto ancora Obama – ma quello che mi preme è assicurare che i benefici arrivino anche ai comuni cittadini e non siano solo per pochi. Credo quindi che possiamo dare forma ad un’agenda in cui Cina, Europa e Stati Uniti lavorino insieme su queste questioni”.

Potenziare i rapporti commerciali come elemento chiave anche nella lotta al terrorismo, secondo Obama. “Credo che quando la gente vede opportunità, se ha un senso di controllo sul suo destino, allora è meno vulnerabile rispetto alla propaganda e alle ideologie distorte”.

È una visita questa in cui il ‘capitolo sicurezza’ ha richiesto senz’altro impegni ulteriori per l’intelligence e per le forze sul terreno. L’allarme è stato anche evocato da una ‘fuga di notizie’ sui dettagli del piano di viaggio del presidente, dopo che sono stati pubblicati gli orari di arrivo e partenza a Nairobi dell’Air Force One. È stata la consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice ad intervenire per ridimensionare l’episodio che, ha detto, “non ha in alcun modo influito sull’approccio della viaggio o sui dettagli del programma”.

Poi il nodo dei diritti umani, dei diritti dei gay in particolare, su cui Obama assicura che non intende tirarsi indietro: “Non sono un fan della discriminazione di nessuno, sulla base di razza o religione o orientamento sessuale o genere”, ha ricordato.

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