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Orologeria: la ripresa di quest’anno dovrebbe continuare

Visitatori al salone di Ginevra (SIHH) dello scorso gennaio (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/SALVATORE DI NOLFI sda-ats

(Keystone-ATS) Dopo due anni di forte contrazione delle esportazioni, l’industria orologiera svizzera ha trascorso il 2017 all’insegna del recupero. Recupero che dovrebbe proseguire anche il prossimo anno, secondo il presidente della Federazione orologiera (FH) Jean-Daniel Pasche.

Quest’anno, dopo undici mesi, sono risultate in progressione due terzi delle 30 più importanti destinazioni degli orologi svizzeri, riferisce Pasche all’ats. L’export dovrebbe toccare o forse superare la soglia dei 20 miliardi di franchi. Si tratta di un incremento deciso. Dal record del 2014 di 22,2 miliardi si è infatti scesi a 21,52 miliardi nel 2015 e a 19,4 miliardi l’anno scorso.

Il maggiore sbocco, Hong Kong, da gennaio a novembre ha fatto segnare un tasso di crescita del 5,3%. L’ex colonia britannica è importante sia per il suo ruolo nel turismo, sia quale piattaforma di esportazione verso altri paesi.

Negli Stati Uniti, secondo mercato davanti alla Cina, l’evoluzione è contrastata. Il mercato locale si è contratto del 4%. Però “il potenziale è grande”, dato che molti orologi vengono acquistati on line e vi giungono passando per altri Paesi, spiega Pasche.

Egli parla di un “prudente ottimismo”. “La congiuntura mondiale è migliorata e il mercato cinese ha fatto un balzo spettacolare di quasi il 20%”. I cinesi fanno sempre una passione per i prodotti di lusso, anche dopo il “periodo negativo” dovuto alla campagna governativa anti-corruzione, che ha pesato fortemente sull’industria orologiera.

I produttori elvetici considerano inoltre una “buona notizia” e una “boccata d’ossigeno” l’indebolimento del franco, che dal luglio scorso ha perso 8 centesimi nel confronto dell’euro, dato che il 34% delle esportazioni continuano a fluire verso l’Europa.

Il presidente della FH aggiunge però che non tutti hanno beneficiato della crescita dell’export iniziato in marzo dopo 20 mesi negativi. “Le grandi marche ne hanno approfittato di più rispetto alle piccole e i fornitori di componenti continuano ad avere difficoltà”, precisa.

Per il 2018 Pasche prevede una crescita analoga a quella dell’esercizio che sta per concludersi, e spera che ne possano approfittare tutti i rami e gli operatori dell’industria del settore.

Egli ritiene importante per il comparto conservare una vetrina mondiale, anche se i canali di distribuzione evolvono con il commercio in rete. E – aggiunge – “le principali vetrine devono rimanere in Svizzera”: il Salone di Ginevra (SIHH) in gennaio e Baselwolrd in marzo, che attualmente vede dimezzato il numero di espositori

Pasche riferisce poi che per tutelare meglio lo “Swiss Made” l’anno prossimo l’industria orologiera elvetica creerà un gruppo di esperti neutrali che controllerà il rispetto delle nuove regole, in base alle quali il 60% dei costi e dello sviluppo tecnico devono avvenire in Svizzera. Attualmente sono trattati circa 160 casi di abusi all’anno. Le nuova un’unità operativa aiuterà la FH con un ruolo di “tribunale arbitrale tecnico”.

D’altro canto Jean-Daniel Pasche deplora che la lotta contro le contraffazioni sia compromessa da misure di risparmio. I sequestri effettuati nell’anno in corso dalle dogane sono infatti calati dell’80%. “L’attività dell’Amministrazione federale delle dogane è diminuita a causa del programma di stabilizzazione della Confederazione”, spiega.

Questa evoluzione – aggiunge – oltre che essere spiacevole è anche perversa: la FH paga una commissione per ogni intervento dei doganieri; di conseguenza con meno controlli essi hanno anche meno introiti a disposizione per tale attività. Secondo i dati della FH ogni anno vengono sequestrati a livello mondiale almeno un milione di orologi svizzeri contraffatti, in gran parte provenienti dalla Cina.

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