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Papa: chiude Anno Fede; pace cristiani Siria e Medio Oriente

(Keystone-ATS) Papa Francesco riceve la cassetta in bronzo contenente alcuni frammenti di ossa ritenute dell’apostolo Pietro, si china a baciarne il coperchio, poi la tiene per alcuni momenti in mano restando in raccoglimento e preghiera. È questa l’immagine-simbolo della grande messa solenne in Piazza San Pietro – alla presenza di oltre 60 mila fedeli – con cui il Pontefice ha chiuso oggi l’Anno della Fede, proclamato dal suo predecessore Benedetto XVI a partire dall’11 ottobre 2012, a 50 anni dal Concilio.

Le reliquie del santo, che dopo la scoperta avvenuta grazie agli scavi degli anni ’40 nella necropoli sotto la basilica vaticana sono conservate dal 1971 nella cappella dell’appartamento pontificio, venivano oggi esposte pubblicamente per la prima volta, nel reliquiario collocato su un piedistallo a fianco dell’altare. Una scelta per ribadire visibilmente, in questo Anno della Fede che ha concluso il suo densissimo calendario di eventi, l’origine della Chiesa cattolica ricondotta direttamente a Cristo e agli apostoli.

E proprio la centralità di Cristo, in questo giorno che è anche la festa di Cristo Re, è stata il fulcro dell’omelia di Bergoglio, nella quale il Papa è tornato anche a fare appello alla pace per le comunità cristiane più direttamente coinvolte nei conflitti, come in Siria e in Terra Santa.

Il Papa ha esordito esprimendo “affetto e riconoscenza” al suo predecessore Ratzinger per il “dono” dell’Anno della Fede. Quindi, rivolgendo una saluto “cordiale e fraterno” ai patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche presenti alla celebrazione ha invocato “il dono della pace e della concordia” per i cristiani d’Oriente, in particolari quelli di Siria e Terra Santa, “che hanno confessato il nome di Cristo – ha detto – con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo”.

Francesco ha quindi dedicato la sua argomentazione ai concetti di “Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia”. “Quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro – ha avvertito -, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso”.

“Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna”, ha detto ancora il Pontefice definendolo “centro della creazione e della riconciliazione” e invitando i fedeli a trovare “il coraggio di chiedere questo perdono”. “Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino – ha esortato parlando ‘a bracciò -. Ognuno di noi ha la sua storia, ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui”. “Ci farà bene in questa giornata – ha proseguito – pensare alla nostra storia e guardare Gesù e dal cuore ripetergli tante volte, ma col cuore, in silenzio, ciascuno di noi: ‘ricordati di me Signore adesso che sei nel tuo regno, Signore ricordati di me che ho voglia di diventare buono ma non ho forza, non posso, sono peccatore, ma ricordati di me Gesù, tu puoi ricordarti di me perché tu sei al centro, tu sei nel tuo regno”.

Terminata la messa, concelebrata con 1200 tra cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi e sacerdoti, Bergoglio ha consegnato simbolicamente la sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (La gioia del Vangelo) a 36 rappresentanti del “popolo di Dio” provenienti da 18 diversi Paesi: un vescovo, un sacerdote e un diacono, religiosi e religiose, quindi dei cresimati, un seminarista e una novizia, una famiglia, dei catechisti, un non vedente – a cui il Papa ha consegnato la sua lettera in Cd-rom per essere riprodotta in forma audio – dei giovani, esponenti delle confraternite, dei movimenti, e infine due artisti e due rappresentanti dei media. L’esortazione apostolica sull’evangelizzazione, che riprende anche contenuti del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2012 e per la quale c’è grande attesa, sarà presentata e pubblicata martedì prossimo.

All’Angelus, infine, ha pregato per i cristiani “che sono perseguitati a motivo della loro fede” e ha salutato anche la comunità ucraina che ricorda l’80/o anniversario dell'”Holomodor”, “la ‘grande fame’ provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime”. All’inizio della messa, una raccolta di offerte è stata effettuata per le popolazioni delle Filippine.

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