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Papa a musulmani: uniti nel no a violenza nome Dio

(Keystone-ATS) Il Papa incontrando la comunità musulmana nella Repubblica Centrafricana ha reso omaggio al ruolo svolto dai musulmani per la riconciliazione e contro l’odio interetnico, E al ruolo svolto in tal senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese.

“Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall’altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari a scapito del bene comune”, ha detto Fancesco nella moschea di Koundoukou, a circa quattro chilometri da Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. “Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio”.

“In questi tempi drammatici, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno voluto alzarsi all’altezza delle sfide del momento, hanno giocato un ruolo importante per ristabilire l’armonia e la fraternità” nella Repubblica Centrafricana, ha ancora detto il pontefice. Il Papa ha poi espresso loro “gratitudine e stima” e ha citato i “tanti gesti di solidarietà” dai musulmani espressi verso rappresentanti di altre fedi.

Un omaggio analogo aveva tributato ieri nella visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma oggi le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza e lo ha portato sull’orlo del genocidio. L’omaggio del Papa è ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall’imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall’arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga.

La Repubblica Centrafricana “grazie alla collaborazione di tutti i suoi figli potrà dare impulso” a tutto il continente se “le prossime consultazioni” daranno leader capaci di unire la nazione e non rappresentare una fazione. Il Paese potrà “influenzare positivamente l’Africa e aiutare a spegnere i focolai di tensione che vi sono presenti e impediscono agli africani di beneficiare di quello sviluppo che meritano e al quale hanno diritto”, ha concluso il Papa incontrando la comunità musulmana nella moschea di Koudoukou.

Le considerazioni del Papa sul ruolo di pacificazione svolto insieme dalle diverse fedi nella Repubblica Centrafricana è apparso in sintonia con quanto ha affermato l’imam della moschea centrale di Koudoukou, Tidiani Moussa Naibi, nel suo saluto a papa Francesco. “La sua visita – ha detto l’esponente musulmano a papa Bergoglio – è un simbolo che noi comprendiamo perfettamente. Ma la vorrei subito rassicurare: no, le relazioni tra fratelli e sorelle cristiani e noi stessi sono talmente profonde, che nessuna manovra tendente a spezzarle potrebbe andare avere successo”.

“I fautori dei disordini – ha rimarcato l’iman – potrebbero ritardare la realizzazione di questo o quel progetto di comune interesse o compromettere per un tempo l’una o l’altra attività, ma mai, ‘in sha Allah’, essi potrebbero distruggere i legami di fraternità che uniscono solidamente le nostre comunità”. “Sì, lo confermo – ha asserito l’esponente islamico davanti a papa Bergoglio – i cristiani e i musulmani di questo Paese sono condannati a vivere insieme e ad amarsi”.

L’imam ha osservato che la Repubblica Centrafricana ha bisogno “della solidarietà del mondo intero”, ha citato i vari interventi in tal senso, di Unione economica africana (Cmac), Unione africana (Ua), “Francia, Unione europea e delle Nazioni Unite”. “Non ignoriamo – ha detto a proposito dell’aiuto internazionale alla sicurezza del Paese – e non dimenticheremo mai le decine di giovani soldati di questi differenti paesi che hanno perso la propria vita per portare la pace al nostro popolo. A tutti noi diciamo grazie dal profondo del cuore”.

Secondo l’imam, “la solidarietà del mondo verso il popolo centrafricano si manifesta oggi con la sua presenza – ha detto al Pontefice – nella moschea centrale di Bangui”. Attraverso questa visita “il mondo mostra che ci guarda e si preoccupa sempre della nostra situazione”, ha commentato l’esponente islamico, “e di contro vorremmo rassicurare il mondo: la nostra situazione è solo un momento della nostra storia, non è eterna, è un momento doloroso, ma noi ritroveremo la nostra pace e la nostra sicurezza di un tempo, troveremo anche una pace e una sicurezza ancora più grandi e più giuste”.

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