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Pechino licenzia il suo rappresentante a Hong Kong

Cambia il rappresentante cinese a Hong Kong. KEYSTONE/EPA/JEROME FAVRE sda-ats

(Keystone-ATS) Il governo cinese ha rimosso il suo rappresentante al liaison office di Hong Kong: con poche righe, sotto l’intestazione “nomine e rimozioni”, l’agenzia ufficiale Xinhua ha riferito la decisione di affidare il ruolo a Luo Huining.

Questi sarà direttore dell’ufficio di collegamento nella Regione amministrativa speciale, in sostituzione di Wang Zhimin. A quasi sette mesi dall’avvio delle proteste anti-governative e pro-democrazia, la Cina ha avviato il suo primo ‘rimpasto’ di peso nell’ex colonia britannica. Del resto, la mossa non è stata una sorpresa visto che a carico di Wang si erano moltiplicate le accuse, informali, sull’incapacità di valutare appropriatamente quanto stava accadendo a Hong Kong. Le proteste, cominciate a giugno contro la contestata legge sulle estradizioni in Cina, sono diventate un mezzo di sfogo, a tratti anche estremamente violento, contro i governi centrali e locale, e per richiedere le riforme democratiche, a partire dal suffragio universale.

A Wang è stata anche addebitata la clamorosa sconfitta del voto distrettuale del 24 novembre che ha visto il fronte pan-democratico stravincere alle urne contro quello filo Pechino, aggiudicandosi il controllo di ben 17 consigli su 18.

La governatrice Carrie Lam ha dato un “caloroso benvenuto” e ha espresso la piena fiducia che, sotto la leadership di Luo, il liaison office possa continuare a lavorare d’intesa col governo locale per “la piena attuazione della Basic Law (la costituzione dell’ex colonia) e del modello ‘un Paese, due sistemi’ nell’interesse dalla stabilità e della prosperità di Hong Kong”.

La nomina di Luo, dal 2016 segretario provinciale del Partito comunista cinese dello Shanxi, non dovrebbe portare a rilevanti cambi alla politica della linea dura di Pechino verso l’ex colonia, ha notato il commentatore politico Johnny Lau con la Rthk, il network pubblico di Hong Kong. Il ricambio poggia sulla lunga durata delle turbolenze che hanno portato all’approvazione da parte del Congresso Usa dell’Hong Kong Human Rights and Democracy Act, un pacchetto di misure a sostegno delle proteste.

Wang, 62 anni, è stato rimosso pur non essendo vicino alla pensione, mentre Luo, 65 anni, ha un’esperienza negli affari economici. È possibile, quindi, che Pechino voglia spingere sulla crescita e sulle soluzioni da offrire ai problemi sociali, puntando – fatto non secondario – a promuovere l’ulteriore integrazione economica di Hong Kong alla Cina.

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