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Pedofilia, ex primate interrogato per 10 ore

(Keystone-ATS) BRUXELLES – L’ex primate della Chiesa cattolica del Belgio, Godfried Danneels, 77 anni, è stato ascoltato come testimone per piu’ di dieci ore oggi nella sede della polizia giudiziaria federale di Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sui preti pedofili.
L’anziano cardinale, che ha lasciato la guida della Chiesa belga nel gennaio scorso per raggiunti limiti di età, è stato sentito in seguito a una serie di denunce secondo le quali avrebbe taciuto diversi fatti di pedofilia avvenuti nel periodo dal 1979 al 2009.
Gli inquirenti, stando al quotidiano Het Laatste Nieuws, inoltre, avrebbero cercato spiegazioni anche sul motivo per cui nella sede dell’arcivescovado di Mechelen siano stati custoditi documenti sul dossier relativo al ‘mostro di Marcinelle’, Marc Dutroux, il pedofilo all’ergastolo per aver rapito, sequestrato e violentato sei ragazzine, uccidendone quattro. In particolare, durante la perquisizione del 24 giugno scorso sarebbero state trovate, scrive il quotidiano, decine di foto delle esumazioni dei corpi delle piccole Melissa e Julie. Il portavoce dei vescovi del Belgio, Eric de Beuklaer, si e’ detto sorpreso da queste rivelazioni, aggiungendo di “non saperne niente” e invitando alla prudenza.
Nel corso del pomeriggio, il cardinale e’ stato messo a confronto anche con il professor Peter Adriaenssens, gia’ presidente della commissione indipendente istituita per iniziativa della stessa chiesa per trattare i casi di pedofilia. Convocato senza preavviso alle 14.40, il professore ha lasciato la sede della polizia solo due ore dopo. Ai giornalisti ha detto di aver trovato “il cardinale Danneels sotto shock”.
“E’ molto difficile per lui sapere che un gran numero di persone pensava che fosse a conoscenza dei fatti e non ha fatto niente. E’ sorpreso che questioni di tale gravità siano messe in rapporto alla sua persona”, ha aggiunto Adriaenssens davanti alla telecamere.
Secondo la legge belga, chi non denuncia fatti penalmente rilevanti è passibile di una pena da otto giorni a un anno di carcere e quando i cronisti hanno visto, in serata, entrare nella sede della polizia anche il pm titolare dell’inchiesta, Wim De Troy, si e’ temuto che il cardinale potesse passare da testimone a indagato.
Oltre all’arcivescovado e alla cattedrale di Mechelen, nel corso delle perquisizioni gli investigatori avevano passato al setaccio anche l’abitazione del cardinale Danneels sequestrando il suo computer, che resta tuttora nelle mani della polizia, cosi’ come quello dell’attuale primate, monsignor Andre’-Joseph Legrand. Oggi invece l’arcivescovado è potuto tornare in possesso di una ventina di computer in uso ai servizi amministrativi.
Le modalità con cui erano state eseguite quelle perquisizioni erano state criticate duramente dal Vaticano e il legale dei vescovi del Belgio ha poi inviato in tribunale una lettera in cui si ipotizzano una serie di violazioni, tanto che la procura generale ha poi fatto trapelare di voler verificare la legalità delle perquisizioni. Anche il ministro della Giustizia belga, Stefaan De Clerck, pur riconoscendo l’indipendenza della magistratura, ha criticato il modo con cui è stata condotta l’indagine che, tuttavia, come dimostrato anche oggi prosegue senza sosta.

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