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Peres in fin vita, Israele si prepara all’addio

L'ex presidente Shimon Peres KEYSTONE/EPA/JIM HOLLANDER sda-ats

(Keystone-ATS) Israele si appresta a dare l’addio all’ex Capo di Stato Shimon Peres, ritenuto ormai in fin di vita dai medici del dipartimento di neuro-chirurgia dell’ospedale Tel ha-Shomer di Tel Aviv dove è stato ricoverato due settimane fa in seguito da un ictus.

Dal primo pomeriggio i mass media diffondono aggiornamenti sempre più pessimistici sul deterioramento ormai irreversibile delle sue condizioni. I familiari e i suoi più stretti collaboratori si sono radunati attorno al capezzale e anche diversi esponenti politici hanno voluto dargli un estremo saluto, anche se Peres resta privo di conoscenza.

Nel frattempo l’ufficio del primo ministro ed il ministero degli esteri sono impegnati nella triste incombenza di organizzare per tempo l’accoglienza di statisti da tutto il mondo, in previsione di un imminente decesso. Nei giorni scorsi apprensione per le condizioni di Peres, 93 anni – ultimo Padre della patria nonché l’esponente politico israeliano più noto al mondo – è stata espressa dal segretario generale dell’Onu Ban ki-moon e anche il presidente americano Barak Obama gli ha formulato auguri quando ha incontrato il premier Benyamin Netanyahu.

Peres aveva perso conoscenza due settimane fa in seguito ad una emorragia cerebrale e, in un primo momento, i medici del Tel ha-Shomer erano riusciti a stabilizzarne le condizioni, che però sono state sempre definite gravi. Stamattina Peres – che pure ha sempre vantato una fibra invidiabile – ha cominciato a cedere. I respiri si sono fatti irregolari e così pure le sue pulsazioni, mentre venivano rilevate anche disfunzioni renali.

I medici hanno subito convocato i familiari e hanno spiegato loro che i danni neurologici provocati dall’ictus appaiono irreversibili. Secondo i media, i familiari di Peres hanno dato istruzione ai medici di non intervenire oltre e di lasciare che la natura faccia il suo corso. Di conseguenza, viene spiegato, le sue condizioni ormai possono solo deteriorarsi ulteriormente.

“Peres è in fin di vita, gli restano poche ore”, ha commentato in serata la televisione di Stato.

Nel Paese si avverte un’atmosfera generale di contrizione. Per decenni Peres è stato una personalità controversa, oggetto di forte antagonismo non solo da parte della Destra nazionalistica ma anche, all’interno del partito laburista, da parte della corrente guidata da Yitzhak Rabin. Nella memoria collettiva degli israeliani è rimasta però impressa l’immagine di Rabin e Peres finalmente rappacificati e sereni, la sera del 4 novembre 1995, pochi minuti prima dell’assassinio del primo ministro per mano di uno zelota ebreo al termine di un raduno pacifista.

Ma Peres sarebbe riuscito a far breccia nel cuore di tutti gli israeliani – compresi i nazionalisti e i religiosi – solo una volta eletto Capo di Stato, quando ormai aveva un’ottantina di anni. Sono stati sette anni di grande prestigio personale per lui, ma anche per Israele. Anni in cui Peres sarebbe divenuto un punto di riferimento obbligato non solo per i maggiori statisti, ma anche per intellettuali, religiosi, filosofi e scienziati.

Volitivo fino in fondo, il 13 settembre – anniversario della firma degli accordi di Oslo di riconoscimento con l’Olp – Peres era stato attivo come sempre. Aveva tenuto una lucida conferenza di un’ora, senza appunti, ad un gruppo di industriali e aveva postato su Facebook un messaggio che esortava gli israeliani ad avere fiducia nei prodotti nazionali.

Poi, cosa davvero insolita per lui, aveva lamentato un dolore alla testa. Visitato da un infermiere era stato ricoverato d’urgenza e una volta giunto in ospedale, le sue condizioni si erano rapidamente deteriorate. Da allora Israele è rimasto col fiato sospeso. Oggi infine è giunta la consapevolezza che nemmeno il fantascientifico robot collegato al suo letto possa fare un miracolo.

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