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Petrolio: peggior avvio anno di sempre, incubo 30 dlr

(Keystone-ATS) Il peggior inizio anno della storia, 100 miliardi di dollari di capitalizzazione andati in fumo in una settimana, un futuro sempre più incerto con il prezzo che sembra puntare inesorabile sotto quota 30 dollari.

L’allarme Cina e la sovrapproduzione mettono ancora in ginocchio il mondo petrolifero, incapace di prendere la via del recupero malgrado le forti tensioni in Medio Oriente che, in passato, hanno sempre messo il turbo alle quotazioni.

La situazione del settore appare in tutta la sua gravità guardando alle quotazioni dal primo gennaio a oggi. Il petrolio americano Wti ha perso infatti circa il 12% nei primi quattro giorni di scambi del 2016 e oggi è sceso sotto quota 33, chiudendo poi a 33,27 dollari, con il petrolio Opec piombato sotto la soglia dei 30 dollari per la prima volta dal 2004: si tratta di un crollo molto più consistente di quello già cospicuo registrato lo scorso anno, quando il mercato rispose con una flessione dell’8,7% alla decisione dell’Opec di mantenere invariate le quote di produzione, il cui obiettivo era mettere in difficoltà gli operatori dello shale oil americano.

Una strategia che, almeno da questo punto di vista, appare vincente, se, come ha rilevato Standard & Poor’s nei giorni scorsi, un quarto dei default dello scorso anno (29 casi) ha riguardato proprio il settore dell’oil and gas e in particolare i produttori americani.

Ma con il petrolio a 30 dollari, una soglia che ormai gli analisti considerano possibile, anche la strategia dell’Opec potrebbe mostrare la corda: tuttavia la consistente sovrapproduzione e la situazione cinese, che non appare più come la gallina dalle uova d’oro per le big del greggio, pesano sull’altro piatto della bilancia.

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