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Politici e insegnanti a giornata svizzera dell’educazione

(Keystone-ATS) Gli insegnanti si lamentano delle dispute ideologiche che coinvolgono la scuola e dell’utilizzo sempre più “elettoralistico” che se ne fa. Lo hanno rilevato oggi a Berna, in occasione della prima giornata svizzera dell’educazione. Non è mancato il confronto con vari esponenti della politica.

Scopo di questa giornata è di migliorare la reciproca comprensione attraverso il dibattito e lo scambio di idee, affermano i sindacati degli insegnanti romandi (SER) e svizzero tedeschi (LCH), in rappresentanza di 60 mila membri. “La scuola ha bisogno di riconoscimento e di appoggi dalla politica”, secondo il presidente di LCH Beat Zemp.

Circa 170 insegnanti hanno partecipato alle discussioni. Le accuse di ingerenza della politica nella scuola non sono piaciute alla ministra giurassiana dell’istruzione pubblica e presidente della Conferenza intercantonale dei direttori Elisabeth Baume-Schneider. “Bisogna interessarsi alla scuola conoscerne i bisogni e poterne dibattare”, ha affermato.

Da parte sua la presidente della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica istruzione Isabelle Chassot ha rammentato “l’importanza di un clima scolastico e politico sereno, grazie al quale è possibile discutere dei problemi”.

Nella discussione finale della giornata sono stati lanciati diversi appelli al mondo politico, primo fra tutti quello di aumentare i mezzi finanziari. La Chassot ha chiesto nei bilanci della formazione un +3%, affermando che “l’educazione è il primo compito pubblico”. Sottolineata anche l’esigenza di disporre di un piano di studi chiaramente definito.

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