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Priorità a lavoratori indigeni, lo chiede esponente di spicco PS

(Keystone-ATS) In Svizzera va reintrodotto, in forma moderata, il principio della priorità ai lavoratori indigeni. Ne è convinto Rudolf Strahm, ex Mister prezzi e figura di spicco del PS, secondo cui la misura potrebbe essere concordata dai partner sociali e permetterebbe di ridurre il problema dei contingentamenti.

Quello della preferenza ai dipendenti che vivono in Svizzera sarebbe una “chiara ricetta” per far fronte alla difficoltà degli ultracinquantenni che vengono esclusi dai posti di lavoro e che si sentono messi da parte dalla libera circolazione delle persone, spiega Strahm in un’intervista pubblicata oggi dal portale informativo svizzerotedesco “Watson”.

L’iniziativa contro l’immigrazione di massa ha quindi fatto del bene? “Non sono contento per il sì, ma osservo con compiacimento che finalmente ci si comincia ad occupare del deficit in materia di formazione che abbiamo creato noi stessi”, afferma l’economista che anche in passato ha assunto posizioni criticate all’interno del suo partito. La libera circolazione è un “progetto neoliberale, che concerne il libero commercio di forza lavoro e va a pennello in primo luogo per i datori di lavori”. Per Strahm occorre quindi intervenire con misure accompagnatorie.

Grazie al voto del 9 febbraio “i politici si rendono finalmente conto che vi è necessità di agire sul fronte interno”. In primo luogo in ambito formativo, campo in cui il 71enne è molto attivo, sostenendo da anni il sistema di apprendistato, messo a suo avviso sotto pressione da chi vuole rendere più accademica l’istruzione. Lo specialista fa presente come diversi paesi europei che hanno elevati tassi di persone con la maturità siano confrontati con una forte disoccupazione giovanile.

Per Strahm il sistema del tirocinio è parte del modello di successo elvetico. “Non siamo ricchi grazie alle banche e alle assicurazioni”, nonostante questi comparti generino un importante contributo. “Siamo concorrenziali in modo quasi indecente perché la nostra industria si è salvata dai prodotti a basso costo provenienti dall’Asia attraverso la qualità e la produttività”, spiega l’esperto che, fra il 2004 e il 2008, è stato incaricato federale alla sorveglianza dei prezzi. “Nonostante uno dei più bassi tassi di maturandi siamo il paese più innovativo”, aggiunge.

Il sistema non è però perfetto. “La libera circolazione secondo il modello UE ci ha sì permesso di reclutare manodopera specializzata all’estero a buon mercato e senza dispendio di energie. Ma ha anche nascosto le lacune nel nostro modello formativo”. Queste si presentano in modo particolarmente visibile in ambito sanitario. “Formiamo solo una piccola parte dei medici e del personale medico di cui abbiamo bisogno”, rileva Strahm. “La penuria di forza lavoro è un problema che ci siamo costruiti in casa: il reclutamento all’estero è una soluzione troppo semplice, che comporta anche una discriminazione dei giovani svizzeri”.

Ma con le sue esternazioni Strahm non teme di porsi al di fuori dell’ortodossia socialista? “Alcune cerchie di sinistra strillano, se qualcuno dallo stesso schieramento presenta una posizione differenziata, che si smarca dal catechismo di sinistra”, constata l’ex deputato, al Nazionale fra il 1991 e il 2004. “Ma i divieti di pensare non mi tangono. Conosco bene il mondo del lavoro e sono un socialdemocratico autentico. Quello che mi irrita è la concezione elitaria della formazione che regna oggi nel PS”.

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