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Pro Natura lancia campagna contro i pesticidi nelle acque

I pesticidi si ritrovano in grandi quantità nelle acque svizzere, denuncia Pro Natura. KEYSTONE/MARKUS STUECKLIN sda-ats

(Keystone-ATS) “Basta pesticidi nelle nostre acque!”. È questo lo slogan della campagna lanciata oggi da Pro Natura per attirare l’attenzione sul preoccupante cocktail di erbicidi, fungicidi e insetticidi riscontrati nei ruscelli e nei laghi svizzeri.

L’organizzazione intende pure esortare il Consiglio federale a proteggere meglio i corsi d’acqua. Ogni anno, in Svizzera, vengono sparse su campi, prati, vigneti o frutteti circa 2000 tonnellate di cosiddetti “prodotti fitosanitari” che, trasportati dalla pioggia, vanno in parte nei torrenti e nei laghi.

Con la sua campagna, Pro Natura vuole convincere il settore agricolo e l’industria chimica a diminuire fortemente l’uso dei pesticidi al fine di eliminare la loro presenza nelle acque elvetiche. “Tali sostanze finiscono nel nostro cibo e nel nostro corpo”, deplora l’organizzazione per la protezione della natura.

Nel lanciare la campagna, Pro Natura sottolinea che anche concentrazioni relativamente deboli, ma costanti, di pesticidi bastano per far morire piccoli organismi che vivono nelle acque, come i gammaridi. “Questi crostacei presenti nei nostri fiumi sono molto importanti per il buon funzionamento della catena alimentare naturale”, spiega l’organizzazione.

Pro Natura esige che i prodotti particolarmente tossici siano ritirati dal commercio. Chiede inoltre al Consiglio federale che il “Piano d’azione per ridurre i pesticidi in Svizzera”, di prossima pubblicazione, contenga disposizioni chiare volte a una “riduzione significativa dei pesticidi nell’agricoltura”.

Uno studio realizzato su mandato della Confederazione nel 2014 aveva mostrato che il 70% dei corsi d’acqua conteneva quantità preoccupanti di pesticidi. In taluni torrenti i ricercatori avevano trovato fino a 40 sostanze differenti, ricorda Pro Natura, che mette in guardia in particolare dall’uso dell’erbicida glifosato, considerato come “probabilmente cancerogeno” da esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità.

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