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Processo d’appello Rudolf Elmer, tutto da rifare

(Keystone-ATS) Tutto da rifare al processo d’appello contro Rudolf Elmer, l’ex banchiere di Julius Bär condannato in prima istanza per violazione del segreto bancario. Il Tribunale cantonale di Zurigo ha chiesto al Ministero pubblico di rivedere e completare l’atto d’accusa.

Per poter arrivare a una sentenza – ha dichiarato oggi il presidente della corte – bisogna poter consultare i dati sui conti bancari di cui soltanto l’accusato e il suo ex datore di lavoro, ossia la banca Julius Bär, sono a conoscenza. Occorre in particolare sapere se si tratta di dati che si riferiscono a conti svizzeri di cittadini svizzeri, oppure di conti aperti nelle Isole Cayman, dove le norme svizzere sul segreto bancario non possono essere applicate.

La Julius Bär si è finora opposta a rivelare questi dati. Se continuerà a farlo – ha proseguito il giudice – al tribunale non resterà che arrivare alla conclusione che si tratta di “dati delle Cayman”. E in questo caso, Elmer non potrà essere condannato per violazione del segreto bancario.

Al processo di primo grado, tenutosi lo scorso mese di gennaio, il Tribunale distrettuale di Zurigo aveva riconosciuto l’ex banchiere colpevole di minacce, ripetuta tentata coazione e ripetuta violazione del segreto bancario, condannandolo a una pena sospesa con la condizionale di 240 aliquote giornaliere da 30 franchi.

È stato lo stesso Rudolf Elmer, che si considera un “wisthelblower” con il presunto obiettivo di smascherare gli intrallazzi in uso nel mondo bancario, ad aver presentato ricorso in appello per ottenere una revisione della condanna di primo grado.

Davanti al Tribunale cantonale, la pubblica accusa ha presentato oggi una richiesta di pena ancora più severa rispetto alla prima istanza: 12 mesi di prigione sospesi con la condizionale per 3 anni. Elmer “non è un Robin Hood, ma un ex impiegato frustrato con oscuri desideri di vendetta”, ha dichiarato il procuratore.

La legale di Elmer ha riconosciuto davanti alla corte soltanto un caso di tentata minaccia rivolta dal suo assistito ai superiori: in una e-mail l’ex banchiere era andato su tutte le furie perché i dirigenti di Julius Bär gli avevano messo alle costole dei detective privati che per più di un anno hanno controllato ogni movimento suo e dei suoi famigliari.

La difesa ha perciò chiesto una riduzione della pena pecuniaria ad un massimo di 35 aliquote giornaliere da 30 franchi. Rudolf Elmer – ha sostenuto la legale – non può essere riconosciuto colpevole di violazione del segreto bancario, perché la filiale della Julius Bär alle Isole Cayman (Antille) – che Elmer ha diretto fino al licenziamento avvenuto alla fine del 2002 – non può essere considerata una banca svizzera.

Il giorno della condanna di primo grado Elmer era stato arrestato per un nuovo procedimento penale avviato dalla magistratura zurighese, legato alla consegna avvenuta alcuni giorni prima a Londra, di due CD affidati davanti alla stampa al fondatore di Wikileaks Julian Assange. Al momento della consegna Elmer aveva detto che sui sopporti informatici vi erano i dati di 2000 evasori.

In seguito si è però scoperto che in realtà i dischi erano vuoti: si era trattato – ha detto Elmer più tardi in un’intervista – di “un atto simbolico per accrescere l’attenzione sul processo”.

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