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Profughi: Schulz, Turchia chiede altri tre mld di euro

(Keystone-ATS) La Turchia chiede alla Ue altri tre miliardi di euro per gestire la crisi dei profughi. Lo ha riferito il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz in un incontro stampa in margine al summit Ue-Turchia.

Il finanziamento supplementare a favore della Turchia dovrebbe essere versato nel 2018, ha precisato Schulz sottolineando che nel caso del primo fondo il parlamento europeo ha “accelerato le procedure, ma sono stati gli Stati membri a rallentare”.

Schulz ha poi detto di rifiutare il “tentativo di legare la crisi dei migranti al processo di adesione della Turchia alla Ue”, e ha “espresso preoccupazione per gli sviluppi per la libertà dei media”, facendo riferimento al “caso Zaman”. Per quanto riguarda il processo di adesione, che la Turchia vuole accelerare tanto da aver chiesto l’apertura di nuovi capitoli negoziali, Schulz sottolinea che “il processo dura da dieci anni e non può essere la precondizione per trovare soluzioni rapide nella crisi dei rifugiati”.

D’altro canto, fonti diplomatiche spiegano che la Turchia offre di riprendere tutti i profughi – sia gli economici che i richiedenti asilo – che illegalmente hanno raggiunto l’Ue da una certa data in poi (e non in modo retroattivo), ma propone un meccanismo secondo il quale, per ogni profugo siriano riammesso, l’Ue ne accolga uno in modo legale dalla Turchia.

Intanto, mentre a Bruxelles si svolge il summit straordinario Ue-Turchia sui profughi con il premier di Ankara Ahmet Davutoglu, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che “la Turchia ha salvato quasi 100’000 rifugiati nel Mediterraneo” orientale, ma “l’Ue deve ancora darci i 3 miliardi di euro promessi quattro mesi fa”. Erdogan ha aggiunto di augurarsi che Davutoglu torni da Bruxelles con i fondi promessi, accusando ancora una volta i Paesi occidentali di indifferenza nei confronti del “dramma di bambini e donne che muoiono in mare”, dei “massacri del regime di Bashar al Assad” e dei “turcommani, degli arabi e dei nostri fratelli che si trovano sotto i bombardamenti russi” in Siria.

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