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Proteste ambientalisti per uccisione 4 squali in Australia

Una veduta aerea di Cid Harbour, nelle isole Whitsunday KEYSTONE/EPA RACQ CQ RESCUE/RACQ CQ RESCUE HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Quattro squali tigre sono stati uccisi a fucilate durante il week-end, fra le proteste degli ambientalisti, presso le turistiche isole Whitsundays nel nord-est dell’Australia.

Nei giorni scorsi in seguito a due attacchi erano rimaste ferite gravemente una donna di 46 anni e una bambina di 12, attualmente ricoverate in ospedale.

Gli squali uccisi, che erano rimasti incagliati nelle reti di protezione, erano fra i due e i 3,7 metri di lunghezza. I contenuti dello stomaco sono stati esaminati ma non sono state trovate evidenze che li legassero ai recenti attacchi.

Attirare gli squali con esche e ucciderli non servirà a prevenire altri attacchi e dà ai bagnanti un falso senso di sicurezza, sostengono i gruppi ambientalisti e animalisti. “È una punizione crudele e futile – ha detto il portavoce di Humane Society International, Lawrence Chlebeck – non c’è modo di sapere che quelli fossero gli squali ‘colpevoli’. Il sostegno pubblico per questi metodi di controllo degli squali continua a diminuire”.

Chlebeck ha poi annunciato che la sua organizzazione avvierà azione legale contro l’uso di ‘drum lines’, reti sostenute da barili galleggianti e muniti di esche, che intrappolano specie marine di vario genere. Secondo Jonathan Clark dell’organizzazione di protezione della fauna marina Sea Shepherd, vi sono maniere più efficaci per prevenire attacchi di squali come congegni deterrenti da indossare, perlustrazioni delle aeree con i droni, educazione dei bagnanti e surfisti e sistemi di allerta. “È insensato parlare di ‘efficacia’ solo in termini di capacità di uccidere squali. È una politica facile e pigra. Rendere più sicure le spiagge e un compito molto più complesso e non è legato alla capacità di uccidere squali”, ha concluso.

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