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PS: diviso su diagnosi preimpianto, chiesto più impegno su profughi

(Keystone-ATS) La diagnosi preimpianto divide il Partito socialista: l’assemblea dei delegati ha deciso di lasciare lasciare libertà di voto su questo tema in agenda il 14 giugno.

Riuniti oggi a Berna, i rappresentanti della base hanno anche parlato di discriminazione dei lavoratori anziani, mentre il presidente Christian Levrat ha auspicato più impegno in favore dei profughi.

La modifica dell’articolo costituzionale relativo alla medicina riproduttiva ha dato del filo da torcere ai delegati: in una prima votazione la maggioranza si era espressa chiaramente a favore del sì e contro il no: ma poi di misura – 89 contro 86 – è passata la proposta di rinunciare a raccomandazioni.

Ha quindi prevalso l’idea che la complessità della materia imponga una posizione sfumata. Ben diverso è stato l’esito delle votazioni riguardo agli altri tre temi di giugno: senza opposizione sono state approvate l’iniziativa per un’imposta di successione – che vede il PS fra i promotori – e quella sulle borse di studio, mentre la modifica della legge sulla radiotelevisione ha raccolto 149 sì, 2 no e 2 astensioni.

L’assemblea ha anche approvato una risoluzione che chiede una maggiore protezione per i lavoratori più in là con gli anni. Si propone fra l’altro di introdurre nella legge e nei contratti collettivi il divieto di discriminare la manodopera più anziana, sul modello di quanto avviene in relazione al sesso.

Il partito reagisce in tal modo all’aumento della disoccupazione nella fascia di età dei 55-65enni, che – stando al PS – negli ultimi dieci anni è raddoppiata. Non basta più lanciare appelli all’economia, occorre agire, è stato detto.

Il documento auspica anche una consulenza professionale gratuita e regolare per tutti i lavoratori che hanno superato i 45 anni, nonché l’applicazione a livello svizzero del cosiddetto modello vodese, che prevede una rendita ponte nei casi in cui il versamento delle indennità di indennità di disoccupazione termina poco prima del pensionamento.

A Berna si è però parlato anche di profughi. Per il presidente Levrat ci vuole più impegno: la Svizzera, come paese membro di Schengen (sicurezza) e Dublino (asilo), ha una corresponsabilità nella politica migratoria europea, ha affermato. A suo avviso, il Consiglio federale deve impegnarsi affinché l’aerea operativa della missione europea “Triton” sia estesa fin davanti alle coste libiche. L’obiettivo, secondo Levrat, dev’essere di salvare il numero di vite maggiore possibile e non il rafforzamento dei confini europei. L’assemblea ha tenuto un minuto di silenzio in onore delle vittime dei recenti naufragi.

Anche per la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga Berna non fa abbastanza con la decisione di accogliere 3000 profughi siriani nei prossimi tre anni, annunciata all’inizio di marzo dal Consiglio federale. “Visti i milioni di fuggiaschi che si rifugiano nei Paesi che confinano con la Siria è chiaro che qualsiasi contingente è insufficiente”, ha affermato.

La ministra di giustizia anche affrontato il tema dei diritti di gay e lesbiche, esprimendo l’auspicio che gli omosessuali possano presto sposarsi a loro volta come gli altri. Sommaruga ha evocato l’opzione del “Patto civile di solidarietà” (Pacs) sul modello francese.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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