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Putin “sparito” da una settimana, è giallo

(Keystone-ATS) Una malattia, un golpe di palazzo, uno “stress test” per vedere come reagisce il Paese: nonostante le ripetute rassicurazioni del Cremlino che Vladimir Putin gode di “ottima salute”, fioriscono sui media e sul web le ipotesi sulla sua sparizione dalla scena pubblica da una settimana, ossia dal 5 marzo scorso, quando incontrò a Mosca il premier italiano Matteo Renzi.

“Dove è finito Putin?”, è la domanda più gettonata sui social network, dove non mancano ironie e sarcasmi, anche macabri, dopo che da tre anni rimbalzano le voci su sue presunte malattie: da un problema alla schiena ad un cancro al pancreas e oggi anche un ictus.

È la prima volta che succede una cosa del genere nei 15 anni di potere del 62enne leader russo, che intanto ha dovuto incassare il forfait di un altro leader occidentale alla parata del 9 maggio per i 70 anni della vittoria sul nazismo: dopo Angela Merkel, anche il premier britannico David Cameron ha annunciato la sua assenza.

La prolungata “scomparsa” di Putin sembra un vero e proprio giallo, impensabile in Occidente. Ma sin dai tempi sovietici i leader russi, e in particolare le loro condizioni di salute, sono sempre rimasti avvolti dal segreto. Basti pensare al mistero che ha aleggiato sulle ripetute sparizioni del presidente Boris Ieltsin dopo l’intervento al cuore nel 1996 e alle acrobazie verbali del suo portavoce Serghiei Yastrzhembski, che una volta diede una risposta rimasta proverbiale: “La stretta di mano è forte e lavora sui documenti”.

È la stessa risposta data oggi da Dmitri Peskov, portavoce di Putin, alle non casuali domande di Radio Eko di Mosca, con la variante che la stretta “è così forte da rompere la mano”: in linea con l’immagine da macho coltivata dall’uomo forte del Paese. Peskov si è affannato a giurare che il presidente “ha incontri tutto il tempo, oggi, domani”, ma non è stato in grado di indicare quale sarà il prossimo in pubblico.

Per calmare le acque, il portavoce presidenziale è ricorso anche all’ironia: “Appena si comincia a sentire l’odore della primavera qualcuno sogna le dimissioni di Sechin (fedele alleato di Putin alla guida di Rosneft, ndr), qualcuno sogna le dimissioni del governo, e qualcuno non vede da qualche giorno in tv il presidente Putin”. Per dare qualche segno di vita di Putin, il Cremlino ha diffuso la notizia di nomine e atti, come la telefonata al presidente armeno. Ma nessuno lo ha ancora rivisto.

Gli interrogativi sono sorti ieri, dopo l’annullamento di un viaggio ad Astana previsto per oggi per un trilaterale con il presidente kazako Nursultan Nazarbaiev e quello bielorusso Aleksandr Lukashenko. Una fonte kazaka aveva riferito che Putin si era ammalato ma Peskov aveva assicurato che era “assolutamente in buona salute”. Sempre ieri era stato cancellato all’ultimo momento un incontro con una delegazione dell’Ossezia del sud.

Ad aumentare i sospetti anche alcune apparenti incongruenze sul sito del Cremlino. Ieri il servizio stampa della presidenza russa ha pubblicato una foto di Putin a colloquio con il capo della Repubblica di Karelia, notizia che un giornale locale ha però pubblicato il 5 marzo. Sempre sul sito del Cremlino c’è la notizia di un incontro il 10 marzo tra Putin e il governatore della regione autonoma di Yamal-Nenets, ma due fonti vicine al Cremlino hanno riferito che Dmitri Kobylkin non si è presentato. Anche l’incontro tra il presidente russo e alcune donne per la festa dell’8 marzo è avvenuto prima, come ammette lo stesso Peskov senza indicare quando, ma una delle partecipanti lo fa risalire al 5 marzo, ossia il giorno dell’ultima comparsa del capo di stato russo.

Su Twitter c’è già chi ha coniato l’hashtag #putindead, ricordando che anche Stalin è morto il 5 marzo o postando fotomontaggi del “funerale segreto” del leader del Cremlino, disteso su un letto di fiori a torso nudo e con gli occhiali da sole. “Putin ha preso un tè con Andrei Lugovoi dopo averlo premiato”, scherza un blogger riferendosi al presunto autore dell’avvelenamento con polonio in una tazza di te dell’ex spia Litvinenko. “Ora aspettiamo il Lago dei cigni”, ironizza un altro, alludendo al celebre balletto mandato in onda nel 1991 quando l’allora presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov scomparve per tre giorni, sequestrato dai golpisti.

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