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Referendum contro Legge sorveglianza fallito

Il referendum contro la Legge sulla sorveglianza delle telecomunicazioni è fallito. A inizio giugno, l'allora presidente della Gioventù socialista, Fabian Molina, non credeva già più alla sua riuscita (foto d'archivio). KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Il referendum contro la Legge sulla sorveglianza delle telecomunicazioni (LSCPT) è fallito. Il comitato promotore ha infatti raccolto soltanto 45’240 firme valide, mentre per la sua riuscita ne erano necessarie 50’000.

I referendisti affermano in una nota odierna di aver peccato di inesperienza e disorganizzazione: “abbiamo perso molto tempo nella fase iniziale”. Il comitato precisa di aver riunito alla fine circa 55’000 sottoscrizioni, ma quelle certificate – che potrebbero essere depositate alla Cancelleria federale – non sono purtroppo sufficienti.

I Giovani liberali-radicali svizzeri, membri del comitato, deplorano in un comunicato il fallimento del referendum. Avrebbero auspicato “una discussione aperta con gli elettori sull’equilibrio tra libertà individuale e sicurezza”.

Secondo i giovani del PLR, “l’abbandono della Gioventù socialista svizzera (GS) – ad inizio giugno ndr. – durante la fase critica della raccolta delle firme non ha certo facilitato il compito”. A quel momento erano state riunite soltanto 25’000 sottoscrizioni.

Giovani divisi

A inizio giugno, GS e Giovani liberali-radicali si accusavano vicendevolmente di non aver ottenuto le firme promesse. L’allora presidente della Gioventù socialista, Fabian Molina, non credeva già più alla riuscita del referendum.

Nonostante ciò, il 27 giugno scorso, i giovani del PLR e dell’UDC si erano detti convinti di poter racimolare le sottoscrizioni necessarie. Ma i loro sforzi finali sono risultati vani.

Secondo il comitato promotore, la Legge sulla sorveglianza – accettata in primavera dal Parlamento – è sproporzionata e inutile, e lede la sfera privata delle persone. Il referendum era stato lanciato anche dalla sezione giovanile dei Verdi liberali, nonché dal Partito pirata e da organizzazioni come Swico e Diritti fondamentali.

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