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Registro criminali e responsabilità giudici, no iniziative popolari

(Keystone-ATS) Le iniziative popolari mediante le quali s’intendeva chiamare in causa giudici e periti, fino al loro licenziamento in caso di errore, e istituire un registro nazionale per la valutazione dei criminali violenti non sono riuscite.

È quanto indica il Foglio federale pubblicato oggi. Entrambi i testi non sono stati inoltrati alla Cancelleria federale entro il 29 ottobre col numero di firme prescritte.

Le iniziative “Registro centrale svizzero per la valutazione dei criminali sessuomani o violenti” e “Responsabilità per la recidiva di criminali sessuomani o violenti” sono stati lanciati da Anita Chaaban, promotrice dell’iniziativa – approvata dal popolo nel 2004 – per l’internamento dei criminali pericolosi incurabili.

Le modifiche costituzionali erano state presentate all’opinione pubblica il 29 aprile 2014 a San Gallo da un comitato cui non appartenevano politici.

I fautori volevano inasprire ulteriormente l’esecuzione delle pene cui sono condannati i criminali violenti, sulla scorta anche di fatti di cronaca, come l’uccisione nell’autunno del 2013 a Ginevra di una socioterapeuta da parte di uno stupratore recidivo.

L’iniziativa “Responsabilità per la recidiva di criminali sessuomani o violenti” stabiliva che l’autorità competente dovesse rispondere dell’eventuale recidiva – fino al licenziamento in caso di morte della vittima o lesioni gravi – del criminale che al momento della condanna era considerato pericoloso e a rischio di recidiva. Alla vittima e ai suoi congiunti avrebbe dovuto essere riconosciuta un’indennità e una riparazione del torto morale.

La seconda iniziativa domandava l’istituzione di un registro centrale per la valutazione dei criminali sessuomani o violenti. Mediante questa modifica costituzionale, s’intendevano facilitare le operazioni di ricerca di criminali pericolosi, evitando in questo modo che lacune informative conducano a valutare in modo errato queste persone. I dati e le informazioni dettagliate contenute (condanne, informazioni sul criminale e modalità di esecuzione delle pene) nel registro non avrebbero potuto essere cancellati.

Anita Chaaban si è lanciata in politica nel 1998, due anni dopo il dramma che sconvolse la sua vita: sua nipote venne infatti violentata da un criminale recidivo e gettata in un canale; sopravvisse solo grazie all’intervento di un passante.

All’epoca della presentazione dei due testi, il violentatore della nipote, detenuto in Austria, avrebbe dovuto essere liberato di li a poco, aveva affermato la Chaaban ai media.

Le due iniziative avevano subito provocato reazioni. Stando al professore di diritto pubblico all’Università di Basilea Markus Schefer, la prima iniziativa attentava all’indipendenza dei giudici, dal momento che certi verdetti avrebbero potuto sfociare in una sanzione nei loro confronti. La seconda iniziativa ledeva invece il diritto all’autodeterminazione in materia di informazioni (estesa raccolta di dati, mai cancellati).

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