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Renzi al Parlamento europeo, crescita o l’Europa muore

(Keystone-ATS) L’Europa deve ritrovare “anima”, “coraggio e orgoglio”. E puntare decisamente sulla crescita, perché altrimenti “non avrà futuro”. Forse il premier italiano Matteo Renzi, pronunciando al Parlamento europeo il suo discorso sul semestre a guida italiana, immaginava che gli scogli più duri sarebbero stati gli euroscettici più radicali, a cominciare da quelli italiani. E a questo era preparato. Ma ad affondare la lama, dopo averlo ascoltato parlare per venti minuti, è stato il Partito popolare europeo (Ppe).

Spiazzando tutti. Il neoeletto capogruppo, il tedesco Manfred Weber, astro nascente del partito alleato di Angela Merkel, non ha usato giri di parole: “I debiti non creano futuro, lo distruggono”, ha detto, “dobbiamo continuare” sulla linea del rigore.

Dopo aver parlato a lungo di un’Europa più unita, una “smart Europe” in grado di raccogliere l’eredità dei padri e pronta ad abbandonare l’immobilismo del passato, Renzi in replica, ha accantonato il lirismo, rispondendo alle accuse in modo altrettanto diretto. E ricordando a Weber che proprio alla Germania venne concessa più flessibilità e la possibilità di “violare i limiti” e questo gli ha permesso di essere oggi “un Paese che cresce”. Ribadendo che l’Italia non chiede “scorciatoie” e che non ha alcuna intenzione di violare le regole, ma puntualizzando anche che è stufa dei “pregiudizi” e non intende “accettare lezioni di morale da nessuno”. E soprattutto che continuare a stare fermi significa non avere futuro.

Eppure il premier, descrivendo con passione l’Europa del futuro, “faro di civiltà e globalizzazione della civilizzazione”, aprendo le porte a tutti per “ritrovare il senso profondo del nostro stare insieme” e ricordando che un’Europa senza Regno Unito sarebbe “meno Europa”, era riuscito ad avere dalla sua due ossi duri. Il recalcitrante David Cameron, reduce dalla cocente sconfitta nella crociata anti-Juncker che dopo il discorso ha twittato “non vedo l’ora di collaborare con Renzi” e l’euroscettico per eccellenza Nigel Farage che, pur precisando che non collaborerà con il premier, ha assegnato un 7 al suo discorso “molto appassionato”.

Ma l’onda rigorista si era sentita già prima dell’intervento di Renzi, ed era arrivata dall’Olanda, con il premier Mark Rutte che aveva sostenuto come Olanda e Germania avessero “stoppato” all’ultimo vertice il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio, sulle quali Berlino e Amsterdam veglieranno assieme alla Finlandia.

I falchi del rigore europeo evidentemente non hanno mai smesso di volteggiare. Semplicemente hanno taciuto per qualche tempo. E sono tornati a parlare, tutti insieme, nel giorno dell’avvio della nuova legislatura europea.

Ma l’Europa disegnata da Renzi, che ha abbandonato all’ultimo l’idea di seguire un discorso scritto e ha parlato a braccio spronando i parlamentari europei ad agire subito per costruire il futuro, ha ottenuto un lungo applauso in plenaria, per la passione mostrata dal giovane premier sul quale la stampa straniera ripone grandi aspettative. L’ex sindaco non ha dimenticato Firenze, citando spesso Dante, ma anche i grandi classici, da Ulisse a Joyce. E invitando i parlamentari europei a riscoprirsi come il figlio di Ulisse, Telemaco, e impegnarsi per meritare l’eredità dei padri.

Parlando poi di immigrazione, della necessità di far partire Frontex plus, Renzi ha invitato gli europarlamentari a rivoltare il problema: “L’Africa deve vedere un protagonismo maggiore dell’Europa, non solo investimenti d’azienda, ma anche nella dimensione umana. Voi rappresentate, quale vertigine, un faro di cività”.

Accanto a citazioni auliche, il premier non ha rinunciato ad un linguaggio più ‘pop’, invitando l’Europa a non restare solo un puntino su Google map. E immaginando l’Ue che si fa un selfie. Come verrebbe? Con il volto della “stanchezza”, della “rassegnazione”, della “noia”. Mentre il mondo fuori “corre ad una velocità straordinaria”. Per fare un nuovo selfie a 28 che mostri un’Europa all’altezza della situazione, è la convinzione del premier, ci vuole coraggio e voglia di cambiare. Resta da immaginare l’espressione dei rigoristi nell’autoscatto della ‘smart Europe’ immaginata da Renzi.

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