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Riforma esercito: progetto non pronto prima dell’autunno, Maurer

(Keystone-ATS) Dopo il no popolare al nuovo aereo da combattimento Gripen, il Dipartimento federale della difesa (DDPS) vuole rivedere l’annunciato messaggio al parlamento sul futuro sviluppo dell’esercito. Il governo deciderà in merito soltanto in autunno, e non all’inizio di giugno come era previsto, ha annunciato oggi a Thun (BE) il ministro Ueli Maurer, parlando alla giornata dei quadri del suo dipartimento.

Il DDPS vuole dapprima analizzare a fondo i risultati del 18 maggio, che hanno rimesso in questione il futuro dell’aviazione militare svizzera, per poi trarre le debite conclusioni, da integrare nel messaggio, si legge in una nota diramata a Berna. Tra le questioni da valutare figurano per esempio la prontezza d’intervento delle Forze Aeree 24 ore su 24, la difesa terra-aria e il tema dei droni, ha precisato all’ats Peter Minder, responsabile della comunicazione del DDPS.

Aperta è anche la questione dell’impiego del denaro che era previsto per l’acquisto del Gripen. Cedendo alla pressione del parlamento il Consiglio federale aveva accettato di alzare il budget annuale dell’esercito da 4,7 a 5 miliardi di franchi. Ma 300 milioni all’anno erano previsti per i nuovi jet.

A Thun erano presenti circa 800 quadri del DDPS. L’intervento del consigliere federale Maurer – riferisce il comunicato – si è incentrato principalmente sull’analisi del risultato della votazione dello scorso fine settimana.

Il ministro della difesa ha “sottolineato che evidentemente non si è ancora riusciti a rispondere in modo chiaro e dettagliato a tutte le domande delle cittadine e dei cittadini e che ora bisogna porre rimedio a tale situazione”. Nel corso delle prossime settimane “si intende rispondere in modo chiaro a tali interrogativi nel quadro del messaggio sull’ulteriore sviluppo dell’esercito (USEs)”.

La prevista riforma – rammenta la nota del DDPS – mira in primo luogo ad ottenere che l’esercito svizzero possa essere mobilitato nel più breve tempo possibile: “ampie parti dell’esercito torneranno a poter essere chiamate in servizio e impiegate immediatamente”. L’esercito, inoltre, “disporrà nuovamente di un equipaggiamento completo per i propri compiti”. L’istruzione e il “bagaglio d’esperienze” dei militari di milizia saranno migliorati. “Ogni militare assolverà nuovamente una scuola reclute completa e sarà nuovamente reintrodotto il cosiddetto ‘pagamento del grado'”, si legge ancora nel comunicato. Infine, una maggiore regionalizzazione “permetterà alle truppe di essere nuovamente più vicine alla popolazione”.

Il messaggio rimaneggiato dovrà tenere conto delle critiche emesse durante la consultazione, svoltasi lo scorso anno. La riforma, che dovrebbe essere messa in atto tra il 2016 e il 2020, prevede una riduzione degli effettivi da 180’000 a 100’000 uomini e una revisione del ritmo del servizio. Da questo ridimensionamento verrebbero colpiti anche diversi aerodromi militari e piazze d’armi.

Le scuole reclute dovrebbero passare da tre a due all’anno e sarebbero accorciate da 21 a 18 settimane. Quanto alla durata dei corsi di ripetizione, dovrebbe passare da tre a due settimane, elemento che è stato contestato durante la consultazione. Da più parti è inoltre giunta a Berna la richiesta di una migliore armonizzazione tra formazioni militare e civile.

I cantoni auspicano dal canto loro che più mezzi siano messi a disposizione delle autorità civili. Si aspettano inoltre anche una migliore coordinazione tra esercito e protezione della popolazione.

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