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Ritiro Widmer-Schlumpf: il seggio spetta all’UDC

(Keystone-ATS) Cominciano ad affluire le prime reazioni dopo la rinuncia della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf a ripresentarsi per un nuovo mandato in governo.

Tra i partiti di governo solo il PS si dice attendista. Gli altri, pur con sfumature diverse, affermano che il seggio vacante dovrà andare all’UDC.

“Con le dimissioni di Eveline Widmer-Schlumpf il Consiglio federale perde una personalità importante”, ha fatto sapere il PPD svizzero. La consigliera federale dimissionaria ha saputo rappresentare la Svizzera in modo ottimale grazie alla sua conoscenza dei vari dossier nel settore delle finanze. La rinuncia “fa ora chiarezza” in vista delle imminenti elezioni del governo.

Il PPD riconosce il diritto dell’UDC a rivendicare un secondo seggio in Consiglio federale, così come il PLR. Le tre formazioni politiche che hanno ottenuto il maggior numero di consensi devono avere ciascuna due mandati in governo, mentre il settimo seggio spetta al quarto partito per ordine di importanza, scrive il PLR in un comunicato.

Il presidente Philipp Müller ha tenuto a precisare che il PLR non sosterrà eventuali candidature “di centro”. Il maggior partito svizzero deve partecipare al governo e l’UDC ha diritto a due rappresentanti, ha affermato. Questo fatto, dopo le elezioni per il rinnovo del parlamento, è ora ancora più evidente. Partiamo dal presupposto che l’UDC presenterà una doppia candidatura, ha aggiunto Müller, che non ha voluto speculare sull’argomento.

L’UDC, rimasta dimezzata dopo che Christoph Blocher è stato sfiduciato otto anni fa dal parlamento, ha ribadito che è pronta ad assumersi ulteriori responsabilità: spetta ora alle Camere federali integrare nel governo la maggiore forza del paese assicurando così stabilità politica.

Gli altri partiti, scrive l’UDC, devono ora prendere posizione e dire se vogliono tornare alla cosiddetta “formula magica”. L’UDC, che non ha espresso commenti su Widmer-Schlumpf limitandosi a prendere atto della sua rinuncia, “presenterà almeno un candidato”. La decisione spetta al gruppo parlamentare che si riunirà il 20 novembre.

Sul fronte del PS il presidente Christian Levrat si è mostrato attendista. Prima di evocare le preferenze per una o l’altra candidatura i socialisti preferiscono aspettare che i partiti di centro e di destra scoprano le carte. “Dai candidati ci aspettiamo che si impegnino a rispettare gli accordi bilaterali, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la collegialità”, ha dichiarato Levrat.

Quanto al secondo seggio UDC in governo, secondo Levrat, i giochi non sono ancora per forza fatti: “è sempre stata l’Assemblea federale ad eleggere i consiglieri federali; ascolteremo tutti i candidati”, ha sottolineato.

Il rispetto degli accordi bilaterali e dei diritti umani è una condizione posta anche dai Verdi, che deplorano la decisione di Widmer-Schlumpf. “Se dovesse essere sostituita da un rappresentante della linea dura dell’UDC, il lavoro del governo rimarrebbe bloccato come lo è stato nella legislatura 2003-2007”, quando in Consiglio federale c’era Christoph Blocher.

Per il PBD, la formazione politica di Eveline Widmer-Schlumpf, comincia adesso una nuova fase politica, nel corso della quale vuole impegnarsi per un avvicinamento dei partiti di centro. Il PBD, in una nota, si rammarica della decisione della ministra grigionese di non ricandidarsi, ma esprime anche grande comprensione. “Con Widmer-Schlumpf se ne va una personalità impressionante con un bilancio altrettanto impressionante”, rileva il PBD.

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