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Roma ribadisce, accordo fiscale e libera circolazione sono legati

(Keystone-ATS) L’accordo fiscale tra la Svizzera e l’Italia, tra cui quello sui frontalieri, non entrerà in vigore senza un rispetto da parte svizzera della libera circolazione. Lo ha ribadito il capo negoziatore italiano Vieri Ceriani.

Ceriani ha parlato a una delegazione della commissione di politica estera del Consiglio nazionale, durante una tappa del viaggio di quest’ultima in Tunisia e in Italia tra il 18 e il 23 maggio.

Nel corso del viaggio, il cui obiettivo per la delegazione era farsi un’idea sui problemi migratori che colpiscono questi due Paesi, alcuni consiglieri nazionali hanno potuto tra l’altro affrontare con deputati e funzionari italiani a Roma alcuni aspetti delle relazioni bilaterali.

L’Italia, indica una nota odierna dei servizi parlamentari, ha espresso rispetto per il voto del 9 di febbraio 2014, ma sottolineato l’importanza di rispettare la libera circolazione, uno dei pilastri dell’Ue.

Per quanto riguarda gli accordi fiscali, che dovrebbero essere finalizzati all’inizio dell’estate, Ceriani ha ribadito il legame tra queste intese e la libera circolazione – una sorta di clausola “ghigliottina”, ha dichiarato all’ats la segretaria della delegazione Elena Wildi-Ballabio: in caso di violazione elvetica di questo principio, la nuova intesa sulla tassazione dei frontalieri decadrebbe, e si ritornerebbe all’accordo del 1974.

Ieri, il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, in visita di lavoro a Berna, ha offerto i propri buoni uffici per cercare di trovare una soluzione al problema della libera circolazione tra la Svizzera e Bruxelles. Egli ha parlato della possibilità di ricercatore soluzioni “flessibili e intelligenti”, senza violare i principi base dell’Ue. Quanto all’accordo fiscale, esso sarebbe in via di finalizzazione, nel rispetto del calendario fissato dai due Paesi.

Migranti, nessun obbligo di fornire impronte digitali

Riguarda all’immigrazione, la Tunisia non costituisce più un problema per la Svizzera, dal momento che i flussi migratori hanno oramai come base di partenza la Libia. La cooperazione tra Tunisi e Berna è esemplare secondo il ministro tunisino degli esteri Taïeb Baccouche.

In Italia, la Delegazione è stata in Sicilia dove ha potuto rendersi conto personalmente dei problemi cui sono confrontate le autorità nazionali e locali di fronte all’imponente fenomeno dell’immigrazione. Qui ha anche incontrato dei migranti e assistito a uno sbarco. L’Italia, indica la nota, “si sente poco sostenuta dall’Europa in questo campo”.

Sempre secondo la delegazione, “nei diversi incontri è chiaramente apparso che l’Italia, malgrado uno sforzo particolare dal 2014 ad oggi e anche con l’appoggio della Svizzera per Frontex, non è in misura di raccogliere le impronte digitali della totalità di migranti che sbarcano e di registrarli nella base Eurodac”.

Ci sono profughi che vogliono raggiungere altri paesi europei, quali la Svezia, la Danimarca, la Germania o anche la Svizzera, e quindi non collaborano alla registrazione delle impronte: la legge italiana o le direttive europee non permettono l’uso della forza per costringere i migranti a fornire le impronte.

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