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Russia: rapporto, metà pil finisce in tangenti

(Keystone-ATS) MOSCA – Metà del pil russo brucia in tangenti, con tanto di tariffario, anche per comprare un posto di lavoro nei ranghi della polizia o una sentenza favorevole: lo sostiene l’Associazione degli avvocati per i diritti umani, che ha realizzato un rapporto utilizzando le 6589 denunce ricevute in poco più di un anno.
Sulla base delle statistiche ufficiali e le testimonianze raccolte tra il 2 luglio 2009 e il 30 luglio scorso, l’indagine ha concluso che “il mercato della corruzione rappresenta il 50% del pil” e che il valore medio di una ‘visiatkà (tangente) è raddoppiato dall’inizio dell’anno sino a 44 mila rubli (2000 franchi).
Che la metà del pil russo finisse nella tasche dei funzionari corrotti era già emerso da un’indagine del 2005: ciò significa che in questo lasso di tempo non è cambiato nulla, nonostante la proclamata volontà dei vertici del potere di combattere un fenomeno che sembra ormai endemico e che relega il Paese al 146/o posto tra i 180 Paesi presi in esame dalla classifica sulla corruzione elaborata da Transparency International.

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